Non amo particolarmente fiction e dintorni, ma quando, ieri sera, mi sono sintonizzata su RaiUno per vedere “La classe degli asini” sono rimasta piacevolmente sorpresa. Per chi non l’avesse visto, questo film tv racconta la storia di una figura centrale nel processo d’inclusione scolastica degli studenti con disabilità: Mirella Antonione Casale, insegnante e madre lei stessa di una ragazzina resa gravemente disabile dall’encefalite virale. Grazie all’operato di questa coraggiosa donna e di altri suoi colleghi, si è giunti, nella seconda metà degli anni ’70, a superare, finalmente (almeno, sulla carta) le famigerate “classi speciali” o “differenziali”.
Nate ai tempi della riforma Gentile con l’obiettivo di garantire un’istruzione agli studenti in situazione di handicap, tali classi finivano spesso per diventare veri e propri “ghetti”, nei quali venivano letteralmente parcheggiati anche bambini senza alcun handicap, magari solo perché vivevano una situazione di disagio sociale o per il temperamento troppo “vivace”. Un po’ ciò che accade ne “La classe degli asini”, dove Riccardo, un ragazzino meridionale con una famiglia disastrata, finisce per essere rinchiuso in una sorta di “convitto degli orrori” (dove i bambini subiscono ogni genere di violenza, fisica e psicologica) solo perché, nella Torino del boom economico, si esprime solo in dialetto e fatica a rispettare le regole. Mirella e il collega Felice (che ricorda un po’ il professor Keating de “L’attimo fuggente“) prendono a cuore il suo caso e fanno sì non solo che Riccardo possa lasciare il convitto, ma che vengano alla luce gli abusi lì perpetrati sui bambini. Inoltre, una volta diventata preside ed entrata in contatto con ANFFAS (l’Associazione delle Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), s’impegna a far sì che i bambini con handicap e quelli prima “rifiutati” possano ricevere un’istruzione (e un trattamento a 360°) pari agli altri studenti. Anche grazie al suo contributo, nella realtà, si arrivò, nel 1977, attraverso la legge 517, all’abolizione delle “classi speciali” (che, tuttavia, sopravvissero ancora, di fatto anche se non di nome, per qualche anno, ma si sa che le barriere culturali sono dure da abbattere!) e all’inclusione degli studenti con disabilità nelle classi “normali”, con l’aiuto (ove necessario) di insegnanti di sostegno.

Il cast del film – Foto ©Fabrizio Di Giulio/ Ufficio Stampa RAI
“La classe degli asini” riesce ad affrontare un tema difficile in modo straordinario, senza insistere su pietismo ed emotività, anche grazie alle interpretazioni non solo di Vanessa Incontrada (Mirella) e Flavio Insinna (Felice), ma anche dei giovanissimi (e bravissimi) Giovanni D’Aleo (Riccardo) e Aurora Giovinazzo (Flavia). Come dice Mirella stessa nel film, riferendosi ad un piccolo-grande progresso compiuto da Flavia grazie all’aiuto di Riccardo:
“Si può accendere una lampadina […] Per accenderla, ci vuole qualcuno che prema quel pulsante.”