Continuiamo il nostro viaggio virtuale nel modo in cui i media raccontano la disabilità e, in generale, la diversità con un film del 1994, che è, ormai, entrato nel linguaggio comune: “Forrest Gump” di Robert Zemeckis, con protagonista uno strepitoso Tom Hanks nei panni, per l’appunto, di Forrest, un uomo che, ormai adulto, seduto su una panchina alla fermata dell’autobus, racconta alle persone che si vanno succedendo la propria vita.
L’inizio del racconto sembrerebbe la “solita storia” di un bambino disabile negli USA degli anni ’40: l’esistenza del piccolo Forrest era segnata dalla malattia e dalla disabilità, fisica e cognitiva, che lo rendeva facile preda dei bulli di turno. Il piccolo trova comunque la forza di reagire, anche grazie al sostegno della madre e di Jenny, l’unica coetanea che sembra considerarlo degno della propria amicizia. Proprio quest’ultima, per sfuggire all’ennesimo attacco dei bulli, fa sì che Forrest Gump scopra, a dispetto della propria disabilità fisica, un’abilità che gli cambierà la vita: è bravissimo nella corsa! Sfruttando questa dote, sarà ammesso nella squadra di football e, presto, ne diventa la stella. Grazie ai propri meriti sportivi, viene ammesso all’università e riesce a laurearsi, prima di arruolarsi nell’esercito e arrivare a combattere in Vietnam. Ferito mentre portava in salvo dei commilitoni, Forrest Gump approda all’ospedale militare, dove impara a giocare a ping-pong e – manco a dirlo- eccelle anche in questo sport.
“La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”
Il “povero Forrest”, deriso e tormentato dai bulli quand’era bambino, è diventato un uomo, a suo modo, di successo, che arriva anche ad incontrare personalmente il Presidente degli Stati Uniti, che gli consegna un’onorificenza. Ma non finisce qui: per una serie di coincidenze fortunate, Forrest riesce addirittura a diventare miliardario. Rimarrebbe un sogno da coronare: l’amore per Jenny, che, nel frattempo, ha avuto una vita tormentata. Lei, temendo di rovinargli la vita, va a letto con lui, ma poi sparisce. Allora, Forrest riscopre la passione per la corsa e inizia a correre, senza una meta precisa, attirando seguaci che si mettono a correre con lui pensando che lo faccia per uno scopo nobile, e così passano ben tre anni. Poi, improvvisamente, Forrest si ferma: è stanco e vuole tornare a casa. Ritrova Jenny, che, nel frattempo, ha dato alla luce il figlio di Forrest, e, finalmente, si sposano, anche se la loro felicità non è destinata a durare a lungo: ammalatasi, Jenny muore e Forrest si occupa della crescita del loro intelligentissimo figlio.
“Forrest Gump” è un film poetico, che riesce a raccontare con leggerezza una storia che potrebbe facilmente scivolare nel patetico, se non vi fosse, sempre pronto, quel particolare che strappa un sorriso e alleggerisce l’atmosfera. Ma è, soprattutto, un film con una morale molto chiara: nessuno ha il destino segnato, se trova in sé (e in chi gli sta accanto) la forza (e la possibilità) di superare le proprie difficoltà.