Pensione: i benefici previdenziali per i lavoratori invalidi

Avete un’invalidità e state cominciando a pensare a quando potrete andare in pensione? Buone notizie: per i lavoratori con disabilità che abbiano un’invalidità riconosciuta pari o superiore all’80%, la normativa vigente prevede la possibilità di andare in pensione (sia di vecchiaia che anticipata) con qualche anno di anticipo, rispetto all’età generale, che attualmente è fissata a 66 anni e 7 mesi per la vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi di contributi per il trattamento anticipato (41 anni e 10 mesi per le donne).

pensione

pensione di vecchiaia anticipata

I lavoratori dipendenti del settore privato con una invalidità non inferiore all’80% possono accedere alla pensione di vecchiaia a 60 anni se uomini e a 55 anni se donne purché abbiano almeno 20 anni di contributi, come previsto dall’articolo 1, comma 8 del Dlgs 503/1992. Dal 2013, tali requisiti si adeguano alla stima di vita e, quindi, nel triennio 2016-2018 è necessario raggiungere 60 anni e 7 mesi per gli uomini e 55 anni e 7 mesi per le donne. Ma attenzione: è necessario attendere l’apertura di una finestra mobile di 12 mesi per ottenere il primo rateo pensionistico, a differenza di quanto accade attualmente nella normativa generale, che ha soppresso le finestre annuali a partire dal 2012.

Inoltre, l’articolo 80, comma 3 della legge 388/2000 consente ai lavoratori sordomuti, agli invalidi civili per qualsiasi causa ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 74% o assimilabile, agli invalidi di guerra, civili di guerra e gli invalidi per causa di servizio nel rapporto di pubblico impiego con le Amministrazioni statali o gli Enti locali, con invalidità che rientri nelle prime quattro categorie della tabella A A allegata al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra (DPR 915/1978) di richiedere, per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, due mesi di contribuzione figurativa, fino ad un massimo di 5 anni di contribuzione figurativa. Questo beneficio è valido solo per i periodi di lavoro dipendente (sia nel settore pubblico che in quello privato), non per i lavoratori autonomi o per  la contribuzione legata al riscatto di periodi non legati ad attività lavorativa (ad esempio, gli anni degli studi universitari).

Negli ultimi anni inoltre, si sono aggiunti altri due benefici legati alla pensione. Il primo è la possibilità, per i lavoratori con una invalidità pari o superiore al 74%, a partire dai 63 anni d’età, di ottenere la cosiddetta APE sociale, un sussidio di accompagnamento alla pensione di vecchiaia erogato dallo Stato. Il valore del sussidio è pari all’importo della pensione maturata al momento di accesso allo strumento, entro un massimo di 1.500 euro lordi al mese. Per averne diritto, il lavoratore deve avere almeno 30 anni di anzianità contributiva. In alternativa, se si tratta di una condizione più favorevole rispetto all’APE sociale, i lavoratori che abbiano raggiunto almeno 41 anni di contributi (indipendentemente da sesso ed età) e abbiano lavorato per almeno 12 mesi prima di compiere il 19° anno di età (i cosiddetti lavoratori precoci) possono accedere alla pensione anticipata.

 

 

 

 

 

 

 

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