“Ascolta i miei passi”: l’autismo incontra il carcere

L’autismo è una malattia della quale, ancora oggi, si sa ben poco, sia per quanto riguarda le cause che, di conseguenza, quanto alla cura e, in generale, alle modalità più adatte per stabilire un contatto con chi ne è affetto. Le persone con autismo sono spesso vittime di pregiudizi e convinzioni errate (influenzate anche dal modo in cui questa condizione è stata spesso descritta dal cinema), nonché tenute in disparte perché “strane” (e, quindi, potenzialmente pericolose, secondo molti). Come capire l’universo di chi convive con l’autismo? Come creare vicinanza e dialogo? Il progetto “Ascolta i miei passi“, promosso dall’Associazione Ortica di Milano si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, partendo dall’ascolto diretto dei protagonisti: le persone con autismo, che si raccontano a loro modo in brevi audio, consentendo così di conoscerne la quotidianità, il percorso di vita, i sogni, le speranze.

Ascolta i miei passi

In occasione della Settimana della Disabilità (dal 27 novembre al 2 dicembre), l’Associazione Ortica ha portato “Ascolta i miei passi” all’interno di un luogo che, nell’immaginario comune, rappresenta anch’esso un “mondo a parte”, nonostante si trovi nel cuore della città: il carcere di San Vittore. Grazie ad un accordo con la direzione del carcere, nei cinque incontri organizzati, i detenuti hanno potuto ascoltare in cuffia le storie raccontate direttamente dalle persone con autismo. Non solo: hanno anche avuto la possibilità di calarsi direttamente nella realtà delle persone narranti, indossandone simbolicamente le scarpe: quelle di bambini che hanno appena ricevuto la diagnosi, scarpe da ginnastica dell’adolescente che cammina cento mille volte avanti e indietro per scaricare l’ansia, o, ancora, le scarpe di un uomo che vorrebbe diventare protagonista della sua vita ma non ce la fa perché è vittima del pregiudizio.

Un tema, quello del pregiudizio, che accomuna persone con autismo- e persone con disabilità in genere- e persone detenute, in fondo. Basterebbe semplicemente conoscere da vicino queste realtà per rendersi conto che, in definitiva, le differenze sono molto meno marcate di quanto si creda. Ed è proprio questo il significato del nome scelto per il progetto “Ascolta i miei passi“. Come recita un proverbio dei nativi americani:

Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri la strada che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie paure, le mie risate. Ricorda che ciascuno di noi ha la propria storia. Quando avrai vissuto la mia vita, potrai giudicarmi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.