Goover, l’app per muoversi liberamente in città

Goover Francesca Moscardo

Francesca Moscardo

Visto che uno dei motivi per cui ho deciso di dar vita a Move@bility è sensibilizzare sulla necessità di rimuovere le barriere architettoniche, non solo a vantaggio di chi ha una qualche disabilità, ma per tutta la collettività, sono molto felice di potervi segnalare iniziative che condividono quest’obiettivo. Mi fa ancor più piacere in questo caso, perché ho anche l’occasione di fare una chiacchierata con una donna che è mia amica anche nella vita reale: Francesca Moscardo, che oggi incontro in rappresentanza del team di Goover, una nuova app nata proprio per segnalare barriere architettoniche e luoghi accessibili, per facilitare gli spostamenti di tutti nelle nostre città.

Ciao Francesca, ti va di presentarti ai lettori di Move@bility? 

Con molto piacere! Ho 31 anni e vivo a Verona, città che adoro. Sono nata con la displasia diastrofica, una forma di nanismo che, oltre ad alcune malformazioni ossee, mi ha regalato una statura decisamente ridotta: infatti, dico sempre che sono tascabile! Nella vita quotidiana, la mia è una disabilità molto particolare perché provo i disagi sia di chi si muove sulla sedia a rotelle (riesco a camminare, ma sulle lunghe distanze ne faccio uso), sia di chi è molto molto basso, come i bambini che non arrivano al water, al lavandino, ai pulsanti dell’ascensore, ad aprire una porta… Sono laureata in storia dell’arte, ma la vita mi ha portata a intraprendere la strada della scrittura e attualmente collaboro con un’agenzia di comunicazione come copywriter. Unendo la passione per raccontare storie – con una vena, mi dicono, molto ironica – e il tema offerto dalla mia disabilità un po’ borderline, nel 2017 è nato “Nanabianca Blog. Il mondo a un metro d’altezza”: un blog in cui parlo di Verona e dei miei viaggi, sempre con un occhio di riguardo alle informazioni sull’accessibilità, ma racconto anche delle soluzioni che ho trovato nella vita quotidiana e che potrebbero essere utili a qualcun altro che si trova ad affrontare problemi simili (nel vestire, nella cura personale, nel cucinare, nell’organizzare un viaggio…). Cerco di dare delle idee, degli spunti che gli altri possano adattare a sé. Il mio blog mi ha portato, quest’anno, a conoscere il team di Goover: mi hanno chiesto se volessi entrare a tutti gli effetti nel progetto, occupandomi del blog (che sta prendendo avvio proprio in questo periodo). Per me, la mobilità è un aspetto fondamentale nella vita di una persona disabile: aver preso la patente nel 2015 e potermi muovere in libertà sulla mia auto adattata, mi ha regalato un numero di opportunità e di esperienze prima impensabili. L’app Goover, su un piano diverso, vuole permettere la libertà di movimento delle persone con difficoltà motorie, segnalando ed evitando le barriere architettoniche all’interno di un percorso: è un obiettivo totalmente in linea con la mia visione, per questo non ho potuto fare a meno di accettare la proposta del team!

Goover - il team

Il team di Goover

Com’è nata l’idea di Goover? 

L’idea è nata durante un hackathon a cui il gruppo – che poi avrebbe fondato Goover – ha partecipato ad ottobre 2017 a Torino, riguardo alla mobilità cittadina. Paolo Bottiglieri, l’attuale CEO, aveva avuto esperienze di lavoro con il mondo della disabilità e voleva, insieme a Marco Coluccio e Matteo Sipione, trovare un modo per migliorare gli spostamenti in città. Quasi per caso hanno visto passare un ragazzo in sedia a rotelle che ha dovuto cambiare strada per colpa di un gradino: da lì è partito tutto.

Cos’ha di diverso quest’app, rispetto alle altre già disponibili? 

Prima di partire è stata svolta un’indagine per capire cosa ci fosse sul mercato, cosa facessero i competitor e come. Ciò che si è constatato è che tutti forniscono poche funzioni e, a volte, si tratta di applicazioni non aggiornate anche da 6 o 7 anni. Goover nasce come app che aggreghi le funzioni in un’unica piattaforma (evitando l’effetto-canguro da un’app all’altra) e guidi l’utente su itinerari senza barriere architettoniche.

Goover Le app che si prefiggono l’obiettivo di segnalare le barriere architettoniche, in genere, prendono in considerazione un solo tipo di disabilità: quella motoria, e, segnatamente, quei tipi di disabilità motoria che comportano l’utilizzo della sedia a rotelle per gli spostamenti. Ma, come ben sappiamo, le disabilità sono tante, anche quando consideriamo solo le limitazioni motorie. Per fare un esempio, le esigenze di chi si muove utilizzando delle stampelle sono diverse rispetto a quelle di chi utilizza la sedia a rotelle e, di conseguenza, anche le barriere architettoniche sono viste in maniera diversa. Goover aiuterà anche chi ha esigenze diverse?

L’obiettivo è poter differenziare i percorsi in base al tipo di disabilità o di esperienza dell’utente sulla sedia a rotelle. Abbiamo notato anche noi, grazie alla prima mappatura, che ci sono ostacoli che per alcuni non sono tali e, per questo motivo, inseriremo anche il livello di difficoltà sui percorsi.

Ottimo! In base alla tua esperienza personale, cosa manca perché si possa veramente “pensare accessibile”, quando si progettano spazi urbani, edifici pubblici, etc.?

Credo che manchi, prima di tutto, la capacità di mettersi nei panni di persone con necessità diverse dalle nostre, chiunque esse siano; in secondo luogo, manca l’elasticità mentale e la volontà di andare oltre le norme in materia di progettazione, per creare un ambiente che sia davvero funzionale al maggior numero di persone possibile (non solo a quelle in sedia a rotelle, che rappresentano nell’immaginario comune la disabilità standard) e che non si limiti a rispettare le leggi, magari un po’ datate. Infine, manca la consapevolezza che se un luogo è accessibile a una persona con disabilità, lo sarà per tutti. Quest’ultimo è, forse, il concetto più banale, ma anche il più difficile da radicare nella mentalità dei progettisti.

Non potrei essere più d’accordo! Puoi darci qualche anticipazione sul futuro di Goover? Cosa dobbiamo aspettarci per il 2019?

Possiamo dire che, al momento, siamo molto assorbiti per iniziare ad avere versioni stabili dell’app sia su Android che su iOS: al momento, infatti, l’app è in beta testing. Nel 2019, ci concentreremo sul potenziamento del collegamento tra strutture accessibili che saranno, per lo più, bar e ristoranti. Lo sguardo verso il futuro è puntato sulla possibilità di prenotazione di hotel e camere certificate accessibili direttamente dal sito di Goover e che non riserveranno più sorprese come ad oggi spesso succede. Il caso che più mi è rimasto in mente è quello di Giulia, che ha prenotato da una nota piattaforma e che, arrivata sul posto, certificato totalmente accessibile, ha scoperto che presentava tre scalini davanti all’ascensore che avrebbe dovuto portarla alla camera. Il sito di Goover vuole proprio eliminare la possibilità del presentarsi di tali situazioni.

Grazie, Francesca, e in bocca al lupo a te e a tutto il team di Goover! 🙂

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