Svezia: una vacanza “a tutta accessibilità”!

Abbiamo già sottolineato più volte, parlando di turismo accessibile a chi ha una disabilità motoria o sensoriale, come il Nord Europa rappresenti, in questo senso, una sorta di “isola felice”, grazie ad una sensibilità radicata verso questi temi, che si è tradotta, negli anni, in misure che puntano a favorire accessibilità e integrazione sociale delle persone con disabilità. Non fa eccezione la Svezia, tappa del nostro viaggio accessibile di oggi.

L'aurora boreale in Svezia

L’aurora boreale in Svezia

Partiamo dalla capitale, Stoccolma, la “Venezia del Nord”, costruita su quattordici isole, che coniuga modernità e architettura classica, riuscendo ad accontentare tutti i gusti. Spostarsi in città coi mezzi pubblici è semplice anche per chi ha una disabilità, grazie ad una rete metropolitana praticamente accessibile al 100%, autobus urbani dotati di pedane ribassate e rampe che consentono di salire e scendere in sicurezza in ogni situazione, nonché segnalazioni acustiche e luminose per chi ha disabilità sensoriali (per maggiori dettagli, potete consultare il sito del servizio di trasporto pubblico di Stoccolma, dove troverete anche i recapiti telefonici da utilizzare per richiedere informazioni o servizi più specifici). Cosa vedere nella capitale della Svezia? Beh, per prima cosa, il magnifico palazzo reale a Gamla Stan, la città vecchia, al quale sono stati aggiunti accorgimenti (ascensore per accedere ai piani superiori, percorsi ad hoc per i visitatori con disabilità, etc.). Ma anche musei per tutti i gusti, teatri e quant’altro. E l’accessibilità? Per quanto riguarda i musei, potete verificare se quello che v’interessa è adatto alla vostra disabilità specifica consultando il sito stockholmmuseums.se, disponibile anche in inglese, che riporta indicazioni precise sull’accessibilità di ciascuno. Ci si può anche dedicare agli sport invernali, richiedendo gli appositi servizi dedicati o fare un tour delle isole dell’arcipelago di Stoccolma, contattando le aziende che offrono questo servizio per concordare l’assistenza necessaria.

Svezia - Stoccolma

Stoccolma

Parlando di Svezia ed accessibilità, non si può dimenticare Göteborg, che si è aggiudicata il premio di città più accessibile d’Europa nel 2013, grazie non solo ai servizi per i turisti ma, soprattutto, ad una politica di inclusione reale delle persone con disabilità, tramite politiche (in materia di lavoro, abitazioni, eliminazione delle barriere architettoniche) che ne favoriscono l’indipendenza e l’autonomia.

Göteborg

Göteborg

Perché visitare la Svezia, quindi? Beh, l’elenco delle motivazioni potrebbe essere, virtualmente, infinito, come avete visto: dai paesaggi mozzafiato alle bellezze architettoniche delle sue città, c’è solo l’imbarazzo della scelta! Poi, se si può fare senza troppi patemi d’animo per l’accessibilità, ancora meglio, no?

V.I.S.O.: un progetto di condivisione e inclusione

Uno dei motivi per cui ho creato Move@bility è far conoscere quanto già esiste e “funziona”, quando parliamo di accessibilità e inclusione. Questo è, per l’appunto, il caso del progetto V.I.S.O. (acronimo che sta per Viaggiamo Insieme Superiamo Ostacoli), nato a Padova nel 2018 da un’idea del Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. L’obiettivo principale del progetto è favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità fisica o cognitiva, attraverso il viaggio e la condivisione di esperienze culturali e ricreative, al momento in giro per Padova, ma con l’ambizione di estendersi, gradualmente, in tutta Italia.

V.I.S.O. - Foto di gruppo durante un'uscita

Foto di gruppo durante un’uscita

cosa fa, in concreto, v.i.s.o.?

I responsabili del progetto V.I.S.O. organizzano e propongono uscite, escursioni e esperienze per conoscere nuovi luoghi e persone, fare sport e divertirsi in compagnia in modo accessibile a tutti e tutte. Preparano schede-guida pratiche e realizzano percorsi personalizzati, tarati sulle esigenze specifiche dei partecipanti, per la visita di musei, monumenti, palazzi, chiese, parchi, piazze e conoscere arte, storia, vita sociale e costumi. Sia sulle guide che nei percorsi,  vengono segnalate le barriere architettoniche (per esempio, la presenza e l’altezza di eventuali gradini, per agevolare la scelta di chi si muove in sedia a rotelle o con altri ausili) ed eventuali altre particolarità, per esempio rumori intensi o ambienti ad alta probabilità di affollamento, in modo tale da consentire alle persone particolarmente sensibili a queste situazioni (per esempio, soggetti con disabilità sensoriali o con disturbi dello spettro autistico) di evitare sorprese spiacevoli una volta sul luogo o, eventualmente, scegliere percorsi alternativi.

Tutte le uscite organizzate vengono segnalate con largo anticipo sia sul sito del progetto V.I.S.O. che sui suoi canali social. Tra le attività proposte rientrano anche occasioni per dedicarsi ad attività sportive e ricreative, ma soprattutto per socializzare. Aspetto, questo, particolarmente importante per chi, in virtù della propria condizione o della situazione nella quale vive, è ad alto rischio di isolamento.

V.I.S.O. - Sport

Un momento di condivisione incentrato sullo sport

Vi piace l’idea del progetto V.I.S.O.? Potete sostenerlo anche economicamente, attraverso una donazione su Rete Del Dono. Volete maggiori informazioni sul progetto o su come partecipare alle prossime uscite organizzate? Potete contattare i responsabili del progetto attraverso i canali indicati sul sito. Nelle vostre città ci sono iniziative simili? Se sì, segnalatemele via mail e sarò felice di condividerli e farli conoscere su Move@bility: in fondo, è proprio così che sono venuta a conoscenza del progetto V.I.S.O.! 🙂

 

ThisAbles, Ikea per una casa a misura di tutti

Avete mai pensato che, per chi convive con determinate disabilità, anche la propria casa può diventare un ambiente “ostile” e pieno di insidie? A  volte, basterebbero degli accorgimenti minimi per rendere un mobile o un ambiente pienamente fruibile anche da chi ha qualche limitazione fisica. Da questo presupposto è nato ThisAbles, il progetto di Ikea Israele e dell’organizzazione non-profit Milbat che consente a chi ha disabilità di selezionare, attraverso il sito web dedicato all’iniziativa, adattamenti per mobili (naturalmente, Ikea) di uso comune (sedie, letti, divani, etc.) in casa  che consentano di facilitarne l’utilizzo anche da parte di chi ha esigenze speciali.

Alcuni prodotti possono anche essere stampati in 3D direttamente dagli utenti, semplicemente scaricando il relativo file dal sito. Attualmente, ThisAbles comprende 13 hack che riguardano diversi ambienti della casa: il salotto, lo studio, la camera da letto e il bagno. Maniglie speciali che aiutano ad aprire e chiudere gli armadi, interruttori più facili da raggiungere, supporti per bastoni ed estensioni per le gambe dei divani, per fare qualche esempio.

Cane by me - Supporto per bastone

Cane by me, supporto per bastone

Ma si può fare molto di più! Il sito, infatti, invita gli utenti a collaborare per ampliare il catalogo degli upgrade, inviando idee e proposte adattate alle singole esigenze, oltre a segnalare quali, tra gli oggetti già in catalogo, sono i più adatti per aiutare le persone con disabilità nelle loro attività quotidiane.

Sollevatore per il divano

Sollevatore per il divano

Il progetto di ThisAbles è perfettamente in linea con la vision dell’azienda svedese “create a better everyday life for as many people as possible” (“creare una vita quotidiana migliore per il maggior numero di persone possibile“). C’è da sperare che venga presto proposto anche negli altri Paesi nei quali è presente Ikea e che, magari, altri brand ne seguano l’esempio. Perché, come diciamo sempre, un mondo più accessibile è un vantaggio per tutti, non solo per chi ha “esigenze speciali”.

 

Goover, l’app per muoversi liberamente in città

Goover Francesca Moscardo

Francesca Moscardo

Visto che uno dei motivi per cui ho deciso di dar vita a Move@bility è sensibilizzare sulla necessità di rimuovere le barriere architettoniche, non solo a vantaggio di chi ha una qualche disabilità, ma per tutta la collettività, sono molto felice di potervi segnalare iniziative che condividono quest’obiettivo. Mi fa ancor più piacere in questo caso, perché ho anche l’occasione di fare una chiacchierata con una donna che è mia amica anche nella vita reale: Francesca Moscardo, che oggi incontro in rappresentanza del team di Goover, una nuova app nata proprio per segnalare barriere architettoniche e luoghi accessibili, per facilitare gli spostamenti di tutti nelle nostre città.

Ciao Francesca, ti va di presentarti ai lettori di Move@bility? 

Con molto piacere! Ho 31 anni e vivo a Verona, città che adoro. Sono nata con la displasia diastrofica, una forma di nanismo che, oltre ad alcune malformazioni ossee, mi ha regalato una statura decisamente ridotta: infatti, dico sempre che sono tascabile! Nella vita quotidiana, la mia è una disabilità molto particolare perché provo i disagi sia di chi si muove sulla sedia a rotelle (riesco a camminare, ma sulle lunghe distanze ne faccio uso), sia di chi è molto molto basso, come i bambini che non arrivano al water, al lavandino, ai pulsanti dell’ascensore, ad aprire una porta… Sono laureata in storia dell’arte, ma la vita mi ha portata a intraprendere la strada della scrittura e attualmente collaboro con un’agenzia di comunicazione come copywriter. Unendo la passione per raccontare storie – con una vena, mi dicono, molto ironica – e il tema offerto dalla mia disabilità un po’ borderline, nel 2017 è nato “Nanabianca Blog. Il mondo a un metro d’altezza”: un blog in cui parlo di Verona e dei miei viaggi, sempre con un occhio di riguardo alle informazioni sull’accessibilità, ma racconto anche delle soluzioni che ho trovato nella vita quotidiana e che potrebbero essere utili a qualcun altro che si trova ad affrontare problemi simili (nel vestire, nella cura personale, nel cucinare, nell’organizzare un viaggio…). Cerco di dare delle idee, degli spunti che gli altri possano adattare a sé. Il mio blog mi ha portato, quest’anno, a conoscere il team di Goover: mi hanno chiesto se volessi entrare a tutti gli effetti nel progetto, occupandomi del blog (che sta prendendo avvio proprio in questo periodo). Per me, la mobilità è un aspetto fondamentale nella vita di una persona disabile: aver preso la patente nel 2015 e potermi muovere in libertà sulla mia auto adattata, mi ha regalato un numero di opportunità e di esperienze prima impensabili. L’app Goover, su un piano diverso, vuole permettere la libertà di movimento delle persone con difficoltà motorie, segnalando ed evitando le barriere architettoniche all’interno di un percorso: è un obiettivo totalmente in linea con la mia visione, per questo non ho potuto fare a meno di accettare la proposta del team!

Goover - il team

Il team di Goover

Com’è nata l’idea di Goover? 

L’idea è nata durante un hackathon a cui il gruppo – che poi avrebbe fondato Goover – ha partecipato ad ottobre 2017 a Torino, riguardo alla mobilità cittadina. Paolo Bottiglieri, l’attuale CEO, aveva avuto esperienze di lavoro con il mondo della disabilità e voleva, insieme a Marco Coluccio e Matteo Sipione, trovare un modo per migliorare gli spostamenti in città. Quasi per caso hanno visto passare un ragazzo in sedia a rotelle che ha dovuto cambiare strada per colpa di un gradino: da lì è partito tutto.

Cos’ha di diverso quest’app, rispetto alle altre già disponibili? 

Prima di partire è stata svolta un’indagine per capire cosa ci fosse sul mercato, cosa facessero i competitor e come. Ciò che si è constatato è che tutti forniscono poche funzioni e, a volte, si tratta di applicazioni non aggiornate anche da 6 o 7 anni. Goover nasce come app che aggreghi le funzioni in un’unica piattaforma (evitando l’effetto-canguro da un’app all’altra) e guidi l’utente su itinerari senza barriere architettoniche.

Goover Le app che si prefiggono l’obiettivo di segnalare le barriere architettoniche, in genere, prendono in considerazione un solo tipo di disabilità: quella motoria, e, segnatamente, quei tipi di disabilità motoria che comportano l’utilizzo della sedia a rotelle per gli spostamenti. Ma, come ben sappiamo, le disabilità sono tante, anche quando consideriamo solo le limitazioni motorie. Per fare un esempio, le esigenze di chi si muove utilizzando delle stampelle sono diverse rispetto a quelle di chi utilizza la sedia a rotelle e, di conseguenza, anche le barriere architettoniche sono viste in maniera diversa. Goover aiuterà anche chi ha esigenze diverse?

L’obiettivo è poter differenziare i percorsi in base al tipo di disabilità o di esperienza dell’utente sulla sedia a rotelle. Abbiamo notato anche noi, grazie alla prima mappatura, che ci sono ostacoli che per alcuni non sono tali e, per questo motivo, inseriremo anche il livello di difficoltà sui percorsi.

Ottimo! In base alla tua esperienza personale, cosa manca perché si possa veramente “pensare accessibile”, quando si progettano spazi urbani, edifici pubblici, etc.?

Credo che manchi, prima di tutto, la capacità di mettersi nei panni di persone con necessità diverse dalle nostre, chiunque esse siano; in secondo luogo, manca l’elasticità mentale e la volontà di andare oltre le norme in materia di progettazione, per creare un ambiente che sia davvero funzionale al maggior numero di persone possibile (non solo a quelle in sedia a rotelle, che rappresentano nell’immaginario comune la disabilità standard) e che non si limiti a rispettare le leggi, magari un po’ datate. Infine, manca la consapevolezza che se un luogo è accessibile a una persona con disabilità, lo sarà per tutti. Quest’ultimo è, forse, il concetto più banale, ma anche il più difficile da radicare nella mentalità dei progettisti.

Non potrei essere più d’accordo! Puoi darci qualche anticipazione sul futuro di Goover? Cosa dobbiamo aspettarci per il 2019?

Possiamo dire che, al momento, siamo molto assorbiti per iniziare ad avere versioni stabili dell’app sia su Android che su iOS: al momento, infatti, l’app è in beta testing. Nel 2019, ci concentreremo sul potenziamento del collegamento tra strutture accessibili che saranno, per lo più, bar e ristoranti. Lo sguardo verso il futuro è puntato sulla possibilità di prenotazione di hotel e camere certificate accessibili direttamente dal sito di Goover e che non riserveranno più sorprese come ad oggi spesso succede. Il caso che più mi è rimasto in mente è quello di Giulia, che ha prenotato da una nota piattaforma e che, arrivata sul posto, certificato totalmente accessibile, ha scoperto che presentava tre scalini davanti all’ascensore che avrebbe dovuto portarla alla camera. Il sito di Goover vuole proprio eliminare la possibilità del presentarsi di tali situazioni.

Grazie, Francesca, e in bocca al lupo a te e a tutto il team di Goover! 🙂

Local Guides, il programma di Google per l’accessibilità

A quanti di voi è capitato di uscire con gli amici o col partner, pensando di trascorrere una bella serata in un locale trendy, e, una volta arrivati, rendervi conto che la serata non sarà poi così piacevole, a causa di qualche barriera architettonica di troppo? Non sarebbe fantastico avere la possibilità di conoscere in anticipo il grado di accessibilità del luogo in cui vogliamo recarci? Tutto ciò è possibile, per i locali pubblici, grazie a Google Maps. Aderendo al programma Local Guides, ciascun utente di Maps potrà segnalare, in pochi clic sul proprio smartphone o computer, l’accessibilità dei locali pubblici della propria città. Non è fantastico?

Local Guides

Immagine ©Google

come aderire a local guides?

Aderire al programma in crowdsourcing Local Guides è semplice:

  • Andate su Google Maps (dal browser o, se utilizzate lo smartphone, dall’app)
  • Dopo aver effettuato l’accesso al vostro account Google (se non siete già loggati), selezionate dal menu a tendina “I tuoi contributi
  • A questo punto, sarete invitati ad aderire a Local Guides: cliccate su “Inizia” per accettare e  indicate la città in cui vivete
  • Per condividere le vostre recensioni sull’accessibilità dei locali pubblici, dovrete attivare la Cronologia delle posizioni, cliccando sull’apposito link sul vostro dispositivo
  • Quindi, sarete invitati a condividere una recensione sui luoghi che avete visitato e, se volete, a rispondere a qualche domanda sulla loro accessibilità. Per esempio, se quel luogo è accessibile a persone che usano la sedia a rotelle, o altro ancora (qui trovate alcuni esempi).
local guides

Immagine ©Google

Per ogni recensione, accumulerete dei punti e, via via, avanzerete di livello. I punti guadagnati vi consentiranno di accedere a vantaggi come la possibilità di avere in anteprima delle nuove funzionalità. Ma, soprattutto, avrete la soddisfazione di aver fatto qualcosa di utile per gli altri, con un minimo sforzo. Perché un mondo più accessibile non è utile solo a chi ha una disabilità di qualche tipo, ma a tutta la collettività!

“Vorrei ma non posso”: tra sogni e barriere

Verona: la città di Romeo e Giulietta, affascinante, ricca di arte, storia e magia.  Pensate che bello girare per le sue strade, assaporarne la bellezza, concedersi una pausa in un bar o fare shopping nei negozi del centro… Ma Verona è accessibile per chi ha problemi di mobilità? A questa domanda hanno provato a rispondere Alessia Bottone e Valentina Bazzani, rispettivamente autrice/regista e protagonista “seduta” del documentario “Vorrei ma non posso: quando le barriere architettoniche limitano i sogni“, che descrive una giornata di Valentina, giornalista con disabilità, in giro per la sua città, Verona per l’appunto, tra barriere architettoniche e non solo.

Vorrei ma non posso” è stato presentato a settembre e visto da migliaia di persone, me compresa. Visto che l’ho trovato decisamente interessante, ho deciso di mettermi in contatto con Alessia e Valentina per farmi raccontare direttamente da loro com’è nato questo interessante (ed utilissimo!) progetto.

-Com’è nata l’idea di “Vorrei ma non posso”? 

Alessia Bottone - "Vorrei ma non posso"

Alessia Bottone

ALESSIA – Mi occupo da tempo, anche per lavoro, di diritti umani ed esperienze familiari mi hanno portato ad essere  particolarmente sensibile a temi quali autonomia e accessibilità riferiti alle persone con disabilità. Due anni fa, ho presentato una bozza del documentario al premio per Giovani Giornalisti Massimiliano Goattin, ottenendo un finanziamento che mi ha consentito di passare all’azione. Nel frattempo, ero entrata in contatto, attraverso Facebook, con Valentina, leggendo un suo post sull’ennesima discriminazione in ambito lavorativo che lei aveva subito. Dal virtuale, siamo presto passate al reale (viviamo entrambe a Verona e questo ci ha facilitato le cose) e abbiamo iniziato a girare il documentario, con la collaborazione di Elettra Bertucco, che ha realizzato le riprese.

-Qual è stata la difficoltà più grossa che avete dovuto affrontare durante la realizzazione di “Vorrei ma non posso”? 

Valentina Bazzani - "Vorrei ma non posso"

Valentina Bazzani

VALENTINA – Barriere architettoniche di ogni tipo: dai gradini che, per chi come me si muove su una sedia a rotelle e ha un’autonomia molto limitata, rappresentano un limite spesso insuperabile, alla mancanza di scivoli sui marciapiedi o di pedane (anche rimovibili) per accedere a negozi ed esercizi pubblici. Per non parlare, all’interno dei negozi d’abbigliamento, della mancanza di camerini con porte scorrevoli, che, di fatto, obbligano chi è su una sedia a rotelle a provare i vestiti davanti a tutti, con buona pace della privacy… Ma, soprattutto, le barriere culturali: stereotipi e cliché sulle persone con disabilità sono ancora troppo radicati nel nostro Paese.  Il nostro sogno è quello di una vita alla pari, perciò a tutti vanno garantiti gli stessi diritti ed opportunità, perché ciascuno possa mostrare risorse, peculiarità e potenzialità. Purtroppo, in questo momento, non è così.

-Com’è stato accolto “Vorrei ma non posso”? Come reagiva la gente, mentre giravate?

A. – Durante le riprese, per non condizionarle, non abbiamo fatto riferimento al documentario con le persone coinvolte. Ovviamente, ne abbiamo pixelato i volti, per rispettarne la privacy. Per il documentario c’è stata un’accoglienza che, francamente, mi ha sorpresa: in genere, quando si affrontano questi temi, ci si ritrova (purtroppo) in pochi. Invece, sia durante la presentazione che in questi mesi, abbiamo notato un grande interesse verso il tema che abbiamo affrontato: segno che qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta? 

-Cosa manca ancora per raggiungere la piena accessibilità, vale a dire spazi urbani pensati per adattarsi alle esigenze di tutti i cittadini (inclusi quelli con disabilità motorie – su sedia a rotelle e non- o sensoriali)?

V. – In questo momento,  per arrivare alla piena accessibilità manca, da una parte, il buon senso anche durante la fase della progettazione, lo sforzo di pensare agli spazi anche nell’ottica delle persone con disabilità o, ove possibile, di coinvolgerle direttamente. Ma anche la volontà, da parte delle istituzioni, di creare ambienti veramente accessibili a tutti, almeno negli spazi pubblici. Molto è stato fatto, ma molto resta da fare. Come persone con disabilità, possiamo continuare a sensibilizzare e diventare “protagonisti attivi”, mostrando che, con il nostro impegno e le nostre risorse, possiamo fare una vita normale. Non è semplice, soprattutto quando, a causa della propria condizione, si dipende dall’aiuto altrui. Ma è necessario.

-Cos’è cambiato dopo l’uscita del documentario, a Verona? 

A. – Verona è stata una delle prime città italiane ad adottare il PEBA, il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche. Certo, il passaggio dagli intenti all’applicazione pratica è più lento di quanto vorremmo e le ambiguità normative non aiutano: per esempio, il paradosso per cui, per dotare il proprio esercizio commerciale di pedana rimovibile si debba pagare una tassa per occupazione di suolo pubblico è, quanto meno, un controsenso, no?

-Quanto incidono le problematiche legate all’accessibilità sulla piena inclusione (sociale e lavorativa) delle persone con disabilità?

V. – Alle superiori, pur essendo più portata per le materie scientifiche, ho scelto un istituto tecnico perché era l’unico accessibile. Negli anni, le cose sono migliorate: la società è più inclusiva e c’è anche una crescente attenzione per gli spazi, perché siano accessibili e accoglienti. La difficoltà maggiore è ancora, prevalentemente, culturale: non è accettabile, nel 2017, che una persona con disabilità, professionista con un curriculum di tutto rispetto, sostenga infiniti colloqui e venga scartata solo a causa della propria disabilità! Tante sono state le battaglie per condurre una vita normale, studiare, laurearmi con il massimo dei voti, fare esperienze lavorative (a titolo gratuito) e poi mi vedo scartata? No, non ci sto. È veramente possibile una vita alla pari, piena e meravigliosa. Ma è necessario che istituzioni, associazioni facciano rete e facciano cultura, per creare una società veramente inclusiva.

presentazione di "Vorrei ma non posso"

Alessia e Valentina alla presentazione di “Vorrei ma non posso”

Grazie mille a queste due splendide donne per aver riacceso i riflettori su un tema per il quale non si fa ancora abbastanza per tradurre in pratica le intenzioni. Speriamo di vedere presto il sequel di “Vorrei ma non posso”. Magari, stavolta, dal titolo: “Vorrei…e posso!”

SalaBlu online: l’assistenza in treno in pochi clic

Durante il ponte di Ognissanti, ne ho approfittato per fare un viaggetto in treno. Naturalmente, per essere certa di non avere problemi a salire e scendere dal treno (in attesa che anche in Italia si arrivi alla piena accessibilità in autonomia, anche per i passeggeri con disabilità motorie, come avviene già da tempo in altri Paesi… ma non disperiamo!), ho richiesto con qualche giorno di anticipo l’assistenza che mi serviva, utilizzando la procedura standard prevista da Trenitalia. Tutto è filato liscio, sia all’andata che al ritorno, grazie anche all’aiuto di addetti molto gentili e disponibili. Non sapevo ancora che Trenitalia ha appena lanciato una nuova piattaforma (in realtà, abbastanza nascosta all’interno del sito web) per richiedere più rapidamente il servizio di assistenza più adatto alle esigenze specifiche di ciascun passeggero: SalaBlu online.

SalaBlu online

Immagine ©Trenitalia

come utilizzare salablu online?

Per accedere a SalaBlu online, è necessario registrarsi sulla piattaforma (non valgono le credenziali eventualmente già utilizzate sul sito di Trenitalia), inserendo le informazioni richieste nel form: dati anagrafici, recapiti e-mail e telefonici, servizio di assistenza preferenziale (se ne hanno a disposizione tre, a seconda della tipologia di disabilità) e autorizzazione all’utilizzo dei dati per l’erogazione del servizio (la seconda autorizzazione, relativa alla rilevazione della qualità del servizio, è opzionale). Una volta completatala registrazione cliccando su “Conferma“, si riceverà una e-mail contenente il link per confermare la registrazione e impostare la password di accesso al servizio.

COME RICHIEDERE L’ASSISTENZA CON SALABLU ONLINE?

Una volta effettuato l’accesso, cliccando su “Proposte di viaggio“, si accede ad una schermata nella quale è possibile selezionare tutti i dati relativi al viaggio che c’interessa intraprendere, utilizzando, ove disponibili, i relativi menu a tendina: data  di partenza, fascia oraria di partenza, stazione di partenza e stazione di arrivo. Dopodiché, si approda ad una schermata che riporta le soluzioni di viaggio corrispondenti ai criteri che abbiamo indicato: basta scegliere quella più adatta cliccando sulle due frecce per arrivare alla schermata riservata alla specifica del servizio di assistenza richiesto. Per esempio, nel caso dell’assistenza per disabilità motoria, verrà richiesto di specificare se serve aiuto nelle fasi di salita e discesa dal treno, se è necessario il carrello elevatore e i punti d’incontro, nonché l’eventuale presenza di un accompagnatore. Compilata anche quest’ultima schermata, la richiesta d’assistenza viene registrata sul sistema e processata dalle SaleBlu interessate: l’avanzamento dello status della richiesta è consultabile accedendo a “Proposte di viaggio”, in qualunque momento.

Insomma, in sostanza, quanto si faceva prima via mail o telefono, con una trafila più lunga (e, talvolta, col rischio di acquistare una soluzione di viaggio non idonea per il servizio d’assistenza necessario), ora, grazie a SalaBlu online, può essere fatto in maniera più rapida e in totale autonomia. E, in caso di dubbi, si ha a portata di clic la “Guida“!

Voi l’avete provato? Che ne pensate?

 

“Pagaiando abilmente”: la canoa per tutti

Abbiamo parlato spesso dell’importanza dello sport nel processo d’inclusione delle persone con disabilità. Negli ultimi anni, si sono moltiplicate (per fortuna!) le iniziative che si pongono proprio il superamento delle barriere, architettoniche e culturali, attraverso la pratica sportiva, come obiettivo principale. Tra queste rientra anche “Pagaiando abilmente“, il progetto ideato dal Circolo Nautico “Teocle” di Giardini Naxos (ME), che, nei suoi 60 anni di storia, ha contribuito ad avvicinare molti giovani e giovanissimi alla pratica del canottaggio, vedendo riconosciuto tale impegno anche con la “Croce di Bronzo per i meriti sportivi”.

locandina "Pagaiando abilmente"

“Pagaiando abilmente” nasce dall’idea di avvicinare tutti i giovani alla pratica di questa disciplina, senza alcuna distinzione, per dare a tutti la possibilità di vivere pienamente il rapporto col mare, attraverso la pratica sportiva, con innumerevoli benefici in termini di sviluppo psico-fisico e, di riflesso, di contribuire fattivamente alla crescita della società nella quale vivono. E ciò sarà fatto non solo tramite corsi tenuti da istruttori formati per interagire anche con ragazzi con disabilità di vario genere, che si avvarranno di canoe e supporti adeguati alle esigenze specifiche dei vari praticanti, ma anche attraverso un processo di ristrutturazione della sede del circolo, che si trova sul mare di Giardini Naxos, per abbattere le barriere architettoniche e renderla pienamente accessibile.

Tutto ciò, però, ha dei costi non indifferenti. Per questo motivo, il progetto “Pagaiando abilmente” è tra quelli finanziabili attraverso il crowdfunding sulla piattaforma OSO – Ogni Sport Oltre promossa dalla Fondazione Vodafone proprio per far conoscere e sostenere progetti che vogliano diffondere la cultura dello sport e il valore sociale della pratica di una disciplina sportiva. Si può contribuire a finanziare il progetto donando una cifra dai 5 € in su attraverso la pagina dedicata a “Pagaiando abilmente” sul sito di OSO. Abbiamo a disposizione ancora poche settimane per aiutare il progetto a raggiungere l’obiettivo di raccogliere i 6.000 € necessari  per adeguare la pendenza della rampa di accesso alla spiaggia, realizzare un sistema meccanico di sollevamento, delimitare una piscina in mare aperto ed acquistare delle canoe adeguate alle esigenze di persone con disabilità. Ci proviamo?

Turismi accessibili: un premio a chi li fa conoscere

Parliamo spesso di turismi accessibili, una tendenza che si sta affermando sempre di più (fortunatamente!), testimoniando una maggiore sensibilità verso la legittima esigenza e voglia di tutti di viaggiare, conoscere nuovi Paesi e culture diverse dalla propria. Tra l’altro, varie iniziative (anche di “casa nostra”) dimostrano come l’attenzione ai turisti con “esigenze speciali” non sia solo un gesto nobile, ma anche una strategia lungimirante e remunerativa: infatti, considerando che, limitando il discorso alle sole persone con una qualche disabilità, parliamo di circa un quarto della popolazione mondiale, non pensare a modalità per accogliere adeguatamente anche loro significa rinunciare ad una fetta di mercato non proprio trascurabile.

turismi accessibili

Rimane, però, spesso, un problema: far passare correttamente il messaggio sull’importanza dei turismi accessibili e far conoscere tutti i servizi, le strutture e le iniziative già presenti in quest’ambito attraverso i media. Da quest’esigenza nasce un’iniziativa della onlus Diritti Diretti: il Premio Turismi Accessibili, che vuole, per l’appunto, premiare giornalisti, pubblicitari e comunicatori che riescono a “superare le barriere“, raccontando attraverso servizi radio-televisivi, campagne pubblicitarie, video o campagne di comunicazione quelle realtà che sono riuscite a produrre sviluppo socio-economico coniugando attrattività, innovazione, estetica e/o sostenibilità alla cultura dell’accessibilità.

Premio Turismi Accessibili

 

Il Premio Turismi Accessibili, giunto alla terza edizione, è rivolto all’accessibilità che già esiste, nelle varie tipologie di turismo: culturale, enogastronomico, sportivo, congressuale, balneare, montano, termale, scolastico, religioso. L’obiettivo è quello di dimostrare con esempi concreti ai privati e alle istituzioni che investire davvero in accessibilità può migliorare un territorio e la sua offerta turistico-culturale, a vantaggio sia delle persone che lo visitano che di quelle che ci vivono e- aspetto non secondario- con ricadute economiche importanti per le imprese che operano in quest’ottica.

COME PARTECIPARE AL PREMIO TURISMI ACCESSIBILI?

Per partecipare, è necessario registrarsi, compilando, entro il 5 maggio 2018, il form presente sul sito del Premio Turismi Accessibili. Tra i partecipanti, verranno selezionati due vincitori: il  progetto più votato dal pubblico si aggiudicherà 1000 €, mentre quello selezionato dalla giuria di esperti riceverà una targa. Tutti i particolari sul concorso sono consultabili sul bando dell’iniziativa.

PS. Anche Move@bility partecipa al premio con l’articolo dedicato a “B&B Like Your Home“. Potete votarlo a questo link

World Usability Day: il design per l’inclusione

Quello della “user experience” (letteralmente: l’esperienza dell’utente) è un aspetto sempre più importante per chi si occupa di progettazione e design, a tutti i livelli. Lo ribadisce l’edizione 2017 del World Usability Day, la manifestazione che si svolgerà, per il quarto anno consecutivo, a Roma l’8 e il 9 novembre prossimi, mettendo insieme esperti italiani ed internazionali in workshop e talk tematici. Il World Usability Day è la Giornata Mondiale dell’ Usabilità, nata nel 2005 come iniziativa della Usability Professionals ‘Association (UXPA). Da allora, ogni anno, il secondo giovedì di novembre, in tutto il mondo vengono organizzati eventi con l’obiettivo di sensibilizzare circa l’importanza di pensare e progettare tenendo presente, in primo luogo, il soggetto principale: l’utente al quale è destinato ciò su cui si sta lavorando.

World Usability Day 2017

Il tema a cui è dedicata questa edizione del World Usability Day è la user experience come promotrice dell’inclusione. L’obiettivo dei professionisti del design, infatti, dev’essere contribuire a plasmare un futuro migliore, tenendo presenti le esigenze e le specificità di tutte le persone, considerate nella loro unicità. In un mondo che cambia rapidamente, anche sul piano politico e demografico, è impensabile continuare a progettare pensando unicamente ad una porzione della popolazione, dimenticando la restante.

Come raggiungere questo ambizioso obiettivo? Gli speaker che si avvicenderanno sul palco del World Usability Day proporranno vari punti di vista e spunti di riflessione: il design thinking per creare tecnologie e prodotti per tutti, l’accessibilità e l’usabilità di servizi, l’empatia come base di un processo di progettazione incentrata sull’individuo.

Quest’iniziativa sottolinea, ancora una volta, la crescente consapevolezza della necessità, ormai ineluttabile, di pensare secondo le logiche del “Design for All“, sviluppando prodotti e servizi che siano in linea con le specifiche abilità, attitudini ed esigenze degli utenti. Spesso, dicono gli stessi addetti ai lavori, sono proprio i designer ad essere riluttanti al cambiamento. Perciò è importante aiutarli ad approcciarsi al proprio lavoro con uno strumento del quale tutti, in quanto esseri umani, siamo dotati: l’empatia, vale a dire la capacità di “metterci nei panni” dell’altro, sentendone come nostri i suoi bisogni, stati d’animo e vissuti.