Lavoro all’estero e disabilità: come fare?

Sappiamo tutti quanto sia difficile la situazione occupazionale in Italia, per tutti, ma, a maggior ragione, per chi ha una disabilità. A fronte di politiche che, da decenni, puntano a favorire l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, è ancora molto alta la percentuale di persone con disabilità senza lavoro. Sono molti i “cervelli in fuga”, che hanno lasciato l’Italia per cercare opportunità di lavoro all’estero. Ma come fare  se, oltre al problema di trovare un lavoro, si ha anche una disabilità?

Lavoro all'estero disabili

Se tra i vostri propositi per il nuovo anno c’è quello di cercare lavoro all’estero, la prima cosa da tenere presente è che non tutti i Paesi prevedono misure analoghe al nostro “collocamento mirato“. In Paesi come Francia, Germania e Spagna, la normativa è simile a quella italiana, mentre in altri (tra i quali, Irlanda, Olanda e Regno Unito) non è prevista alcuna “quota obbligatoria” per le aziende. Ci sono, poi, realtà (per esempio, la Finlandia) nelle quali non esistono leggi specifiche per l’inserimento lavorativo dei disabili, perché questi ultimi sono totalmente integrati nella società: la Finlandia, per continuare con l’esempio, è tra i Paesi con i tassi più alti di occupazione delle persone con disabilità. Nel Regno Unito (che, in questi anni, è stata una delle mete preferite dai nostri “cervelli in fuga”), dal 2010 vige l’Equality Act, che garantisce pari opportunità per tutti (persone con disabilità incluse) in ogni ambito della vita, lavoro compreso.

Ma, quindi, come deve regolarsi la persona disabile che voglia cercare lavoro all’estero? Innanzitutto, la persona disabile che vuole lavorare e, in generale, vivere in un Paese estero, usufruendo di tutti gli eventuali benefici che questo prevede per chi ha una disabilità accertata, deve assicurarsi di ottenere una certificazione della disabilità che sia conforme alla legislazione di quel Paese: allo stato attuale delle cose, il certificato d’invalidità italiano non è sufficiente, neanche all’interno dell’Unione Europea, per essere assunti all’estero come persone con disabilità o godere di sussidi o altri servizi riservati a chi ha una disabilità. Bisogna, quindi, conoscere la normativa locale e ottenere una certificazione della disabilità che sia valida in quel Paese.

Ma niente paura: esistono, per fortuna, vari servizi ed associazioni, più o meno ovunque, a cui ci si può rivolgere per farsi aiutare e chiarire ogni dubbio, evitando problemi. Quindi, se siete decisi a cercare lavoro all’estero, vi consiglio d’informarvi bene sulla normativa specifica del Paese che v’interessa (guardando anche oltre la sfera lavorativa: in fondo, in quel Paese dovrete viverci anche oltre l’orario di lavoro, no?) e, magari, prima di organizzare il trasloco definitivo, trascorrervi un periodo da turisti per informarvi direttamente in loco. E non dimenticate d’imparare bene la lingua locale o, almeno, l’inglese (che aiuta ovunque): aumenterà le probabilità di trovare lavori qualificati e adatti alla vostra disabilità!

In bocca al lupo e, se avete informazioni su Paesi specifici, condividetele pure nei commenti!

Metti una sera (accessibile) alla Scala…

ToscaSi avvicina il 7 dicembre, che, a Milano, significa festa del patrono (S. Ambrogio) e apertura della stagione del teatro più celebre della città: la Scala. Quest’anno, l’opera scelta per la “prima” è la “Tosca” di Giacomo Puccini, la struggente storia dell’amore tra la cantante Floria Tosca e Mario Cavaradossi (ricordate la celebre aria “Vissi d’arte“?). Vi piacerebbe assistere ad una delle rappresentazioni dell’opera nella suggestiva cornice della Scala, ma vi preoccupa l’accessibilità del teatro stesso e dei posti? Buone notizie: il teatro mette a disposizione degli spettatori con disabilità motoria (in carrozzina e non) e dei loro accompagnatori alcuni posti in platea (area nella quale l’accessibilità è facilitata da alcuni scivoli e che dispone anche di un bagno attrezzato per le persone con disabilità), in tutte le rappresentazioni. Per l’esattezza, vi sono:

  • 3 posti riservati agli spettatori su sedia a rotelle (e relativi accompagnatori)
  • 1 posto riservato a spettatori con grave invalidità o ridotta capacità motoria (più accompagnatore)

Teatro alla Scala

Il biglietto per l’accompagnatore è gratuito, mentre quello per la persona con disabilità è venduto a prezzi agevolati, secondo questo listino:

  • Opera: da € 80
  • Balletto: da € 50
  • Sinfonica: da € 40
  • Recital piano: € 40
  • Recital di canto: € 17
  • Concerto di Natale: € 60
  • 7 Dicembre: € 250

Teatro alla Scala - interni

Vi state chiedendo come riservare il vostro posto alla Scala? Per il 7 dicembre i tempi sono un po’ stretti, ormai, ma potete sempre assistere ad una delle repliche dell’opera o ad un’altra delle rappresentazioni in programma per la stagione scaligera. Tutto ciò che dovete fare, una volta individuata quella che v’interessa sul sito del teatro e verificato che le vendite dei biglietti siano iniziate, è contattare la Biglietteria Centrale della Scala al numero 02/88796112 per riservare il vostro posto e acquistare il relativo biglietto. Ricordate di specificare sempre, quando prenotate, se utilizzate una sedia a rotelle o avete bisogno del posto a sedere: eviterete problemi al momento della rappresentazione!

Vi ho fatto venire voglia di vedere la “Tosca” alla Scala? Bene: scaricate il libretto per seguire meglio la rappresentazione!

Università e studenti con disabilità: le agevolazioni

La scelta dell’università rappresenta una tappa importante nella vita dei giovani, alla quale, spesso, si arriva dopo lunghe riflessioni e valutazioni. Ciò vale a maggior ragione per gli aspiranti universitari che debbono fare i conti con disabilità di vario tipo. Nel loro caso, oltre al percorso di studi e alle prospettive occupazionali, è d’obbligo valutare anche l’accessibilità dell’ateneo  e della città scelti (in fondo, non si vive di solo studio, soprattutto da giovani, no?) e, a seconda dei casi, la disponibilità di servizi di assistenza di vario tipo a favore degli studenti con disabilità.

università - ragazza

La normativa attualmente in vigore (e, in particolare, la legge 17/1999) garantisce il diritto allo studio di tutti gli studenti, disabili e non, non solo durante la scuola dell’obbligo, ma anche per tutto il percorso universitario. A tale scopo, tutte le università, ormai, mettono a disposizione dei propri studenti con disabilità o con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) servizi di assistenza, didattica e non, per consentire anche agli studenti con disabilità di vivere a pieno l’esperienza universitaria, riducendo al minimo i disagi. Oltre all’assistenza didattica ed amministrativa, molti atenei offrono servizi di trasporto dedicati e accompagnamento da parte di volontari selezionati ed appositamente formati alle principali stazioni ferroviarie o sui mezzi pubblici e, in molti casi, buoni taxi.

Se avete bisogno di questo tipo di servizi, prima d’iscrivervi all’università, accertatevi che l’ateneo da voi scelto li eroghi ed informatevi bene sulle modalità e le tempistiche di richiesta ed erogazione, contattando l’Ufficio Disabilità dell’ateneo: eviterete spiacevoli sorprese in seguito. Inoltre, se avete una disabilità motoria o sensoriale, è fortemente consigliabile un bel “giro di ricognizione” dei locali dell’università, delle aule e di tutte le sedi e gli uffici in cui potreste dovervi recare durante il vostro percorso di studi.

università - ragazzo

Inoltre, tenete presente che la maggior parte delle università italiane prevede una tassazione fortemente ridotta (quando non la totale gratuità) per gli studenti con disabilità, nonché borse di studio dedicate (e destinate agli studenti particolarmente meritevoli) e la precedenza nell’assegnazione degli alloggi in convitti, case dello studente e altre residenze convenzionate con l’ateneo. Per usufruirne, al momento dell’immatricolazione, dovrete presentare il vostro certificato d’invalidità e la documentazione ISEE (se l’agevolazione è legata al reddito).

Tutto chiaro? Allora, buona scelta e buono studio!

Spese sanitarie e per ausili: come dedurle?

Quando si convive con una disabilità cronica, tra le altre cose, bisogna anche mettere in conto la necessità di ricorrere a terapie farmacologiche o riabilitative costanti e, talvolta, di acquistare ausili (stampelle e simili) che consentano di essere più autonomi. Si può trattare anche di importi non indifferenti, ma c’è una buona notizia: la gran parte di queste spese sanitarie (e non solo) è deducibile, sia per se stessi che nel caso in cui riguardino familiari a carico.

Sono totalmente deducibili dal reddito, esibendo la relativa ricevuta fiscale o la fattura:

  • le spese mediche generiche, come quelle per farmaci generici e prestazioni mediche non specialistiche
  • le spese di “assistenza specifica”, vale a dire quelle legate ad assistenza (ad esempio, per infermieri o operatori tecnico-assistenziali) e fisioterapia o terapia occupazionale. Se la persona che usufruisce dell’assistenza è ricoverata in un ospedale o in una struttura assistenziale ad hoc, è possibile dedurre dal reddito solo le spese mediche e paramediche legate all’assistenza stessa, non l’intera retta pagata: quindi, è essenziale farsi rilasciare una documentazione che riporti separatamente le spese specifiche.

Spese sanitarie

Inoltre, è prevista una detrazione Irpef del 19% per:

  • spese sanitarie specialistiche (ad esempio, analisi, esami diagnostici, visite specialistiche ed interventi chirurgici), per la parte eccedente la franchigia di €129,11;
  • spese relative all’acquisto di ausili e arti artificiali per la deambulazione,  poltrone per non deambulanti, apparecchi per il contenimento di ernie o fratture o busti correttivi;
  • spese per il trasporto in ambulanza della persona disabile;
  • spese per costruire rampe che eliminino le barriere architettoniche interne ed esterne all’abitazione della persona disabile, a patto di non aver usufruito dell’agevolazione fiscale prevista per questo tipo d’interventi dalla legge 13/89 o, qualora si sia usufruito di quell’agevolazione, per l’eventuale quota eccedente;
  • spese per adattare l’ascensore, rendendolo idoneo a contenere sedie a rotelle;
  • spese per l’acquisto di ausili tecnici ed informatici, che migliorino l’autosufficienza e facilitino l’integrazione delle persone disabili;
  • spese per l’acquisto dei mezzi necessari all’accompagnamento, alla deambulazione e al sollevamento dei disabili;
  • spese per i servizi d’interpretariato sostenute dalle persone sorde, sempre a fronte della presentazione delle ricevute fiscali rilasciate dagli interpreti.

Quindi, conservate con cura prescrizioni, fatture e ricevute fiscali, perché potrebbero essere richieste dall’Agenzia delle Entrate per godere delle agevolazioni!