Goover, l’app per muoversi liberamente in città

Goover Francesca Moscardo

Francesca Moscardo

Visto che uno dei motivi per cui ho deciso di dar vita a Move@bility è sensibilizzare sulla necessità di rimuovere le barriere architettoniche, non solo a vantaggio di chi ha una qualche disabilità, ma per tutta la collettività, sono molto felice di potervi segnalare iniziative che condividono quest’obiettivo. Mi fa ancor più piacere in questo caso, perché ho anche l’occasione di fare una chiacchierata con una donna che è mia amica anche nella vita reale: Francesca Moscardo, che oggi incontro in rappresentanza del team di Goover, una nuova app nata proprio per segnalare barriere architettoniche e luoghi accessibili, per facilitare gli spostamenti di tutti nelle nostre città.

Ciao Francesca, ti va di presentarti ai lettori di Move@bility? 

Con molto piacere! Ho 31 anni e vivo a Verona, città che adoro. Sono nata con la displasia diastrofica, una forma di nanismo che, oltre ad alcune malformazioni ossee, mi ha regalato una statura decisamente ridotta: infatti, dico sempre che sono tascabile! Nella vita quotidiana, la mia è una disabilità molto particolare perché provo i disagi sia di chi si muove sulla sedia a rotelle (riesco a camminare, ma sulle lunghe distanze ne faccio uso), sia di chi è molto molto basso, come i bambini che non arrivano al water, al lavandino, ai pulsanti dell’ascensore, ad aprire una porta… Sono laureata in storia dell’arte, ma la vita mi ha portata a intraprendere la strada della scrittura e attualmente collaboro con un’agenzia di comunicazione come copywriter. Unendo la passione per raccontare storie – con una vena, mi dicono, molto ironica – e il tema offerto dalla mia disabilità un po’ borderline, nel 2017 è nato “Nanabianca Blog. Il mondo a un metro d’altezza”: un blog in cui parlo di Verona e dei miei viaggi, sempre con un occhio di riguardo alle informazioni sull’accessibilità, ma racconto anche delle soluzioni che ho trovato nella vita quotidiana e che potrebbero essere utili a qualcun altro che si trova ad affrontare problemi simili (nel vestire, nella cura personale, nel cucinare, nell’organizzare un viaggio…). Cerco di dare delle idee, degli spunti che gli altri possano adattare a sé. Il mio blog mi ha portato, quest’anno, a conoscere il team di Goover: mi hanno chiesto se volessi entrare a tutti gli effetti nel progetto, occupandomi del blog (che sta prendendo avvio proprio in questo periodo). Per me, la mobilità è un aspetto fondamentale nella vita di una persona disabile: aver preso la patente nel 2015 e potermi muovere in libertà sulla mia auto adattata, mi ha regalato un numero di opportunità e di esperienze prima impensabili. L’app Goover, su un piano diverso, vuole permettere la libertà di movimento delle persone con difficoltà motorie, segnalando ed evitando le barriere architettoniche all’interno di un percorso: è un obiettivo totalmente in linea con la mia visione, per questo non ho potuto fare a meno di accettare la proposta del team!

Goover - il team

Il team di Goover

Com’è nata l’idea di Goover? 

L’idea è nata durante un hackathon a cui il gruppo – che poi avrebbe fondato Goover – ha partecipato ad ottobre 2017 a Torino, riguardo alla mobilità cittadina. Paolo Bottiglieri, l’attuale CEO, aveva avuto esperienze di lavoro con il mondo della disabilità e voleva, insieme a Marco Coluccio e Matteo Sipione, trovare un modo per migliorare gli spostamenti in città. Quasi per caso hanno visto passare un ragazzo in sedia a rotelle che ha dovuto cambiare strada per colpa di un gradino: da lì è partito tutto.

Cos’ha di diverso quest’app, rispetto alle altre già disponibili? 

Prima di partire è stata svolta un’indagine per capire cosa ci fosse sul mercato, cosa facessero i competitor e come. Ciò che si è constatato è che tutti forniscono poche funzioni e, a volte, si tratta di applicazioni non aggiornate anche da 6 o 7 anni. Goover nasce come app che aggreghi le funzioni in un’unica piattaforma (evitando l’effetto-canguro da un’app all’altra) e guidi l’utente su itinerari senza barriere architettoniche.

Goover Le app che si prefiggono l’obiettivo di segnalare le barriere architettoniche, in genere, prendono in considerazione un solo tipo di disabilità: quella motoria, e, segnatamente, quei tipi di disabilità motoria che comportano l’utilizzo della sedia a rotelle per gli spostamenti. Ma, come ben sappiamo, le disabilità sono tante, anche quando consideriamo solo le limitazioni motorie. Per fare un esempio, le esigenze di chi si muove utilizzando delle stampelle sono diverse rispetto a quelle di chi utilizza la sedia a rotelle e, di conseguenza, anche le barriere architettoniche sono viste in maniera diversa. Goover aiuterà anche chi ha esigenze diverse?

L’obiettivo è poter differenziare i percorsi in base al tipo di disabilità o di esperienza dell’utente sulla sedia a rotelle. Abbiamo notato anche noi, grazie alla prima mappatura, che ci sono ostacoli che per alcuni non sono tali e, per questo motivo, inseriremo anche il livello di difficoltà sui percorsi.

Ottimo! In base alla tua esperienza personale, cosa manca perché si possa veramente “pensare accessibile”, quando si progettano spazi urbani, edifici pubblici, etc.?

Credo che manchi, prima di tutto, la capacità di mettersi nei panni di persone con necessità diverse dalle nostre, chiunque esse siano; in secondo luogo, manca l’elasticità mentale e la volontà di andare oltre le norme in materia di progettazione, per creare un ambiente che sia davvero funzionale al maggior numero di persone possibile (non solo a quelle in sedia a rotelle, che rappresentano nell’immaginario comune la disabilità standard) e che non si limiti a rispettare le leggi, magari un po’ datate. Infine, manca la consapevolezza che se un luogo è accessibile a una persona con disabilità, lo sarà per tutti. Quest’ultimo è, forse, il concetto più banale, ma anche il più difficile da radicare nella mentalità dei progettisti.

Non potrei essere più d’accordo! Puoi darci qualche anticipazione sul futuro di Goover? Cosa dobbiamo aspettarci per il 2019?

Possiamo dire che, al momento, siamo molto assorbiti per iniziare ad avere versioni stabili dell’app sia su Android che su iOS: al momento, infatti, l’app è in beta testing. Nel 2019, ci concentreremo sul potenziamento del collegamento tra strutture accessibili che saranno, per lo più, bar e ristoranti. Lo sguardo verso il futuro è puntato sulla possibilità di prenotazione di hotel e camere certificate accessibili direttamente dal sito di Goover e che non riserveranno più sorprese come ad oggi spesso succede. Il caso che più mi è rimasto in mente è quello di Giulia, che ha prenotato da una nota piattaforma e che, arrivata sul posto, certificato totalmente accessibile, ha scoperto che presentava tre scalini davanti all’ascensore che avrebbe dovuto portarla alla camera. Il sito di Goover vuole proprio eliminare la possibilità del presentarsi di tali situazioni.

Grazie, Francesca, e in bocca al lupo a te e a tutto il team di Goover! 🙂

My Voice: l’app che ridà la voce ai malati di SLA

Ammalarsi di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), o di un’altra malattia neuromuscolare, non comporta soltanto l’insorgenza di problemi motori (fino alla totale immobilità) e respiratori, ma anche la perdita progressiva di una funzione molto importante nel quotidiano, per socializzare o esprimere i propri bisogni e sentimenti: la voce. Proprio dalla volontà di ovviare a questo problema nasce My Voice, l’app per smartphone e tablet messa a punto dal laboratorio del Centro Nemo dell’ospedale Niguarda di Milano, che da anni rappresenta un punto di riferimento per chi ha malattie neuro-degenerative e per i familiari. Allo sviluppo dell’app ha contribuito anche l’agenzia pubblicitaria McCann.

My Voice

My Voice funziona come una sorta di “banca del tempo“, che consente ai malati di SLA di registrare parole utili per esprimere bisogni quotidiani (ad esempio, freddo, caldo, fame, sete), ma anche frasi da dire ai propri cari: “Ti voglio bene”, “Ti amo“, etc. Frasi che, una volta persa la possibilità di articolare le parole, sarebbe impossibile pronunciare, grazie all’app, possono essere salvate e scaricate su un comunicatore, che la persona malata di SLA potrà azionare, in seguito, anche con un semplice movimento oculare. Insomma, dei “messaggi in bottiglia“, da tirare fuori per ritrovare, anche solo per pochi secondi, le sensazioni che solo la voce naturale (più calda e carica di sfumature espressive rispetto a quella metallica di un comunicatore) può esprimere in pieno.

messaggio in bottiglia

My Voice è disponibile per dispositivi Android e IOS, al costo di poco più di 2 €. Il ricavato dalle vendite dell’app servirà interamente a finanziare le attività del Centro Nemo. Il video di lancio dell’app (v. sotto), con testimonial Alberto Spada, 42enne malato di SLA e primo ad utilizzarla, è stato presentato anche al Festival Internazionale della Creatività a Cannes.

Inoltre, My Voice mira a finanziare il progetto “Una banca per la propria voce”, il cui obiettivo è migliorare la vita delle persone con difficoltà di comunicazione verbale, fornendo loro un valore aggiunto rispetto ai sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa già esistenti.

Pedius: il telefono per le persone sorde

Viviamo in un’epoca nella quale la comunicazione è fondamentale, soprattutto attraverso telefono e web. Tutti noi abbiamo in tasca almeno uno smartphone, che utilizziamo praticamente per tutto: trovare un percorso o un’informazione, comunicare con parenti ed amici, fare acquisti, etc. Le app agevolano molto queste attività. Ma ce ne sono alcune per le quali è ancora essenziale interagire, anche telefonicamente, con persone in carne ed ossa: per esempio, quando l’auto si ferma, magari in una strada fuori città, lungo la quale non passa nessuno a cui chiedere aiuto. La domanda sorge spontanea: come fa, in questi casi, una persona sorda, se, magari, si trova a doverlo fare in emergenza, senza nessuno che possa farle da intermediario nella comunicazione? La risposta, semplice quanto efficace, è Pedius, l’applicazione per dispositivi Android e IOS, che dà “orecchie e voce” alle persone sorde, quando debbono comunicare per telefono.

come funziona pedius

Il funzionamento di Pedius è semplice: l’utente chiama normalmente il servizio di cui ha bisogno, ma, mentre l’operatore gli risponde normalmente a voce, lui legge quanto gli dice e gli risponde attraverso un normale servizio di messaggistica, che viene poi tradotto in parole da un sintetizzatore vocale, che utilizza la voce della persona o quella standard (a seconda delle impostazioni dell’app). Insomma, Pedius fa da “ponte” tra la persona sorda e i suoi interlocutori telefonici, preservando anche la privacy e l’autonomia della persona (tutti sappiamo quanto possa essere imbarazzante chiedere ad altri di fare “certe telefonate” per noi). 

Pedius come funziona

Per utilizzare Pedius, è sufficiente scaricare (gratuitamente) l’app dallo store del proprio dispositivo e sottoscrivere un abbonamento (i prezzi, decisamente abbordabili, sono disponibili sul sito ufficiale dell’applicazione).

la storia di pedius

Pedius è nata nel 2012, dall’idea di un giovane laureato in informatica, Lorenzo di Ciaccio, che ha avuto l’intuizione vedendo in tv la storia di una persona sorda che, coinvolta in un incidente stradale, non aveva potuto chiamare da sé i soccorsi e, perciò, aveva dovuto aspettare a lungo, prima che qualcuno arrivasse in suo aiuto. Da qui, l’idea di Lorenzo di creare qualcosa che aiutasse ad abbattere anche queste “barriere digitali”, importanti e “pesanti” tanto quanto quelle architettoniche e culturali delle quali parliamo spesso.

Pedius abbatte le barriere digitali

Pedius, oggi, è disponibile in 6 lingue: italiano, inglese, tedesco, spagnolo, francese e portoghese. Può, quindi, essere molto utile anche in caso di viaggi (per lavoro o divertimento) all’estero.

Accessibilità: Kimap mappa anche Bologna

Abbiamo già parlato, qualche tempo fa, di Kimap, l’ecosistema digitale sviluppato da Kinoa srl  con l’obiettivo di mappare le barriere architettoniche presenti nelle città, con particolare attenzione all’accessibilità per le persone che hanno una disabilità motoria. Dopo quella di Firenze, è stata, ora, la volta di Bologna, dove la mappatura ha riguardato le strade che, dalla Stazione Centrale, vanno verso i principali monumenti e le zone centrali della città, con una puntata anche verso le strade dell’area universitaria. Nel complesso, è stata mappata l’accessibilità di circa 8 km di strade percorse quotidianamente da turisti e da cittadini.

Mappa dell'accessibilità di Bologna

La mappatura del centro di Bologna

I punti verdi indicano buona accessibilità della strada, quelli gialli indicano piccoli ostacoli e vibrazioni mediamente impattanti sul percorso, i punti rossi un segnale di primo pericolo registrato da vibrazioni molto accentuate della sedia a rotelle e da ostacoli o gradini difficili da superare. Infine, il segnale rosso con la carrozzina indica la presenza di barriere architettoniche, il segnale viola con il birillo la presenza di un ostacolo provvisorio, mentre il segnale arancione con la carrozzina segnala una pendenza difficile da percorrere.

Come sempre, è stato indispensabile il contributo dei Kimappers, la sempre più nutrita community di utenti e volontari che, quotidianamente, condividono percorsi, ostacoli, esperienza e itinerari turistici accessibili anche a chi, per spostarsi, è costretto ad usare una sedia a rotelle o altri ausili.

Kimap - app per smartphoneIl progetto Kimap non si ferma certo qui: i prossimi passi sono il rilascio dell’app gratuita nei principali store per i dispositivi mobili e il prosieguo dei test nelle più note città turistiche del nostro Paese. La prossima tappa è già fissata: sarà il turno di Roma, la nostra Capitale, che ogni anno attira milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. Una sfida non da poco, date le peculiarità della meravigliosa (ma non certo super-accessibile) “città eterna”!

Ne parleremo senz’altro anche in questo spazio, naturalmente: stay tuned!

“Corsie gialle e Ztl”: un’app che semplifica la vita

Ancora una volta, la tecnologia viene in aiuto delle persone con disabilità. Abbiamo già parlato di varie app che si pongono questo obiettivo, per esempio quelle per individuare o segnalare le barriere architettoniche. In questo articolo, parleremo di “Corsie gialle e Ztl“, l’app che consente di velocizzare la procedura per richiedere il permesso di accesso alle zone a traffico limitato, sempre più diffuse nelle nostre città, e alle corsie preferenziali.

guidare auto

Infatti, gli automobilisti con disabilità dotati dell’apposito contrassegno blu hanno diritto a circolare:

  • nelle zone a traffico limitato
  • sulle corsie riservate ad autobus e taxi
  • nelle aree pedonali, purché siano autorizzate all’accesso altre categorie di veicoli, in particolare quelli per l’espletamento di servizi di trasporto pubblico
  • in caso di blocco, sospensione o limitazione della circolazione per motivi di sicurezza pubblica, di pubblico interesse e anti-inquinamento, ad esempio in occasione di domeniche ecologiche o targhe alterne.

In genere, per poter accedere a zone a traffico limitato, è necessario seguire una procedura alquanto complessa: comunicare agli uffici competenti del Comune in questione, tramite fax o posta elettronica, l’intenzione di circolare in quella determinata area, trasmettendo: i dati della targa del veicolo, il giorno e la fascia oraria in cui si intende circolare e copia dei documenti specifici richiesti dal Comune di riferimento (qui, per esempio, la pagina con la modulistica per inviare la richiesta al Comune di Milano).

Questa procedura può essere notevolmente velocizzata e snellita grazie a “Corsie gialle e Ztl”. L’app, attualmente disponibile per dispositivi Android, permette d’inviare in pochi passaggi tutte le informazioni necessarie ad ottenere l’autorizzazione a transitare nell’area Ztl del comune che c’interessa. Ecco come, in questo breve video:

Attraverso l’app “Corsie gialle e Ztl”, è possibile:

  • acquisire i documenti, necessari per inviare la richiesta di transito, anche attraverso la fotocamera dello smartphone
  • importare dalla galleria foto del dispositivo le immagini dei documenti, se già acquisiti in precedenza
  • selezionare Comune, data, ora d’inizio e di fine del transito e targa del veicolo per pre-impostare il messaggio e-mail che sarà inviato al Comune nel quale si trovano la Ztl o le corsie gialle
  • targa e scansioni dei documenti rimangono memorizzate nell’applicazione e non devono essere ricaricate ogni volta.

"Cprsie gialle e Ztl"

 Insomma, si può fare tutto in pochi clic, in modo semplice e veloce. Comodo, no?

Kimap: la tecnologia a supporto dell’accessibilità

Sarebbe fantastico poter girare ovunque senza imbattersi in barriere architettoniche di alcun genere, vero? Purtroppo, questo è un sogno impossibile da realizzare in tempi brevi. Allora, che fare? Rassegnarsi allo status quo nell’attesa che un colpo di bacchetta magica elimini tutti gli ostacoli o fare qualcosa? Gli ideatori di Kimap hanno optato per la seconda opzione.

Kimap logo

Kimap - app per smartphoneMa che cos’è Kimap? È un vero e proprio ecosistema digitale “anti-barriere”, costituito da un’app per smartphone (che sarà presto disponibile per dispositivi Android e IOS) che aiuta a mappare le barriere architettoniche e funge da navigatore “barrier-free per consentire alle persone con disabilità di spostarsi agevolmente lungo i percorsi mappati, un dispositivo di IoT (Internet of Things) semplice da utilizzare, che migliora i risultati della mappatura, aggiornandoli costantemente, e una community di utenti in grado di confermare o aggiornare in tempo reale le informazioni ottenute attraverso la mappatura. A promuovere Kimap e realizzarlo è la start-up innovativa Kinoa, nata un anno fa con l’obiettivo di realizzare prodotti innovativi attraverso l’integrazione di Big Data e tecnologie di Internet of Things.

Nei giorni scorsi, a Firenze, gli ideatori di Kimap hanno organizzato la prima mappatura  della città in tempo reale, con la collaborazione del kimapper Armando Deiche ha percorso su sedia a rotelle alcuni punti della città particolarmente strategici sia per i turisti che per i cittadini che si spostano per lavoro, studio, etc. La mappatura ha riguardato: Stazione ferroviaria di Campo di Marte, Piazza Beccaria verso il centro storico e il mercato di Sant’Ambrogio; via Maragliano, piazza San Jacopino e Viale Redi, Ponte Vecchio, Piazza Pitti, Santo Spirito e Piazza del Carmine.

Kimap

Il kimapper Armando Dei

La mappatura effettuata ha permesso di ottenere in tempo reale varie mappe, salvate direttamente sullo smartphone del kimapper, che classificano le barriere architettoniche utilizzando tre colori: i punti verdi indicano una strada con buona accessibilità; quelli gialli, invece, indicano piccoli ostacoli e vibrazioni mediamente impattanti sul percorso; infine, i punti rossi indicano un segnale di primo pericolo registrato da vibrazioni molto accentuate della sedia a rotelle e da ostacoli o gradini difficili da superare. Inoltre, in nero sono contrassegnate le strade “non accessibili” perché non percorribili in sicurezza con la sedia a rotelle in quanto prive di marciapiedi e/o con asfalto fortemente sconnesso. Tramite l’app di Kimap, l’utente può anche segnalare ulteriori impedimenti temporanei al passaggio, cantieri e pendenze difficili da affrontare.

Kimap la mappa

La mappa della zona Campo di Marte

Il progetto Kimap è appena partito e il team è ancora al lavoro sia sull’app che sul perfezionamento del dispositivo. Dopo Firenze, saranno effettuate mappature in tempo reale anche in altre città, in collaborazione con associazioni, università e amministrazioni locali. Sarà un lavoro lungo e complesso, ma le premesse per ottenere dei buoni risultati ci sono tutte. In bocca al lupo, Kimap!

 

Web accessibile: la nuova direttiva UE

Oggigiorno, Internet ha un ruolo centrale nella vita di ciascuno di noi. Informazioni, acquisti, pratiche burocratiche, lavoro, interazioni sociali, film e serie televisive, musica: sono tantissime le cose per le quali utilizziamo il web, con risparmio di tempo, soldi ed energie. Per questa ragione, è essenziale investire  seriamente su un web accessibile.

web accessibile

Il diritto ad Internet sta entrando a far parte delle carte costituzionali di molti Paesi e, negli anni scorsi, un percorso in questa direzione è stato intrapreso anche in Italia, giungendo alla definizione della “Dichiarazione dei Diritti in Internet“, documento nel quale si legge, tra l’altro:

L’accesso ad Internet è diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale. Ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.

Abbiamo parlato anche qui di iniziative volte a garantire un web accessibile a tutti gli utenti. Pochi giorni fa, il Parlamento Europeo ha approvato, a larghissima maggioranza, la “Direttiva sull’accessibilità del web“, una norma che, nello specifico, mira a consentire a tutti, incluse persone anziane e con forme di disabilità, di accedere facilmente al web, con particolare attenzione ai siti della pubblica amministrazione.

La direttiva si applica, in particolare, ai siti web e alle app per dispositivi mobili di: amministrazioni pubbliche, tribunali, dipartimenti di polizia, ospedali pubblici, università e biblioteche. Questi enti saranno tenuti a fornire e aggiornare regolarmente una “dichiarazione di accessibilità particolareggiata” sulla conformità alla direttiva dei loro siti web e applicazioni mobili, includendo una spiegazione su quelle parti di contenuto non accessibili e motivandone le ragioni. Inoltre, gli utenti dovranno avere la possibilità, attraverso un meccanismo di feedback, di segnalare eventuali problemi e richiedere informazioni sui contenuti non accessibili.

Una misura sempre più necessaria, considerato che, ad oggi, nella UE ci sono circa 80 milioni di persone con una qualche forma di disabilità o difficoltà ad accesso al web. La direttiva entrerà in vigore entro 20 giorni dall’approvazione e gli Stati membri avranno, da allora, 21 mesi di tempo per adeguarsi. Trascorso quest’arco di tempo, entro un anno, tutti i nuovi siti web delle amministrazioni pubbliche messi online nella UE dovranno essere accessibili. Per i siti già esistenti, ciò dovrà avvenire entro due anni, per le app mobili entro 33 mesi.

Tempi non brevi, certo, soprattutto se consideriamo quanto rapidamente si evolve il web. Ma questa direttiva rappresenta comunque un importante passo avanti verso un web accessibile a tutti, frutto dell’impegno in tal senso da parte dell’EDF (European Disability Forum).

No Barriere: l’app per segnalare le barriere architettoniche

È stata presentata nei giorni scorsi a Roma No Barriere, l’app ideata dall’Associazione Luca Coscioni per migliorare l’accessibilità degli spazi urbani, a beneficio dei cittadini disabili, certo, ma non solo loro.

Barriere app

Il funzionamento è semplice:

  1. Per prima cosa, bisogna scaricare sul proprio smartphone l’app (disponibile gratuitamente per IOS e Android) o utilizzarne la versione web e creare il proprio profilo utente inserendo nome, cognome, indirizzo e-mail e telefono, oppure utilizzando il proprio account Google o Facebook.
  2. Attivando i servizi di Posizione  ed utilizzando la fotocamera dello smartphone, si può scattare la foto di una barriera architettonica (o selezionarla dalla galleria foto del telefono) e,  tramite l’area Invia una segnalazione, la si invia al sistema, che la inserirà nella Mappa delle segnalazioniconsultabile dalla stessa app. Inoltre, dalla stessa area, si può inviare una e-mail pre-compilata all’amministrazione comunale, per sollecitarla a rimuovere la barriera.
  3. Nella Mappa delle segnalazioni, sono indicate con un simbolo rosso le barriere architettoniche ancora presenti nell’area d’interesse, in verde quelle già rimosse.

L’obiettivo dell’app non è semplicemente effettuare una mappatura di tutte le barriere architettoniche esistenti, ma anche, e soprattutto, far sì che le istituzioni locali si attivino per rimuoverle.

Anche se la normativa oggi vigente in materia di barriere architettoniche è datata 1986 e, sulla carta, tutte le amministrazioni locali hanno predisposto i cosiddetti PEBA (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), è sotto gli occhi di tutti come, fin troppo spesso, l’accesso ad edifici pubblici e privati, ma anche a strade e spazi comuni, sia impossibile per chi ha una disabilità motoria o sensoriale. A causa dell’esistenza di barriere architettoniche o, in molti casi, dell’attuazione di misure non idonee a garantire l’accessibilità a tutti.

Perché, quando si pensa ai “disabili”, è diffusa la tendenza a pensare solo a persone che si muovono su una carrozzina. Quindi (in linea teorica), basterebbe posizionare uno scivolo qua e là per rimuovere gli ostacoli. Ma, per molti disabili, lo scivolo è esso stesso una barriera architettonica, soprattutto se ha una pendenza eccessiva o mancano corrimano (per chi si muove con stampelle o bastoni) e segnalazioni per non vedenti e non udenti.

Quindi, ben venga quest’app, se contribuirà effettivamente a migliorare la vita di tutta la comunità, con il contributo di tutti i cittadini. Perché una città senza barriere architettoniche è un posto più accessibile, e quindi migliore, per tutti.