“Tutti in piedi”, un racconto insolito di amore e disabilità

È uscito da pochi giorni, nelle sale italiane, “Tutti in piedi“, una commedia francese che affronta in termini insoliti un tema che è stato spesso trattato dal cinema, soprattutto negli ultimi anni: amore e disabilità.

Cosa c’è di insolito in “Tutti in piedi”? Innanzitutto, che i ruoli, in qualche modo, si rovesciano. Jocelyn, il protagonista maschile, è il classico dongiovanni impenitente, che cerca di conquistare qualsiasi donna gli capiti sotto il naso. E proprio questo suo istinto “cacciatore” lo porta a conoscere Florence, una donna affascinante e dalla vita molto attiva, raffinata musicista e campionessa di tennis, che, a causa di una disabilità motoria, si muove con una sedia a rotelle. Lui ne rimane immediatamente colpito e, per una serie di equivoci (la sorella di Florence, vicina di casa della defunta madre di Jocelyn, vedendolo seduto sulla sedia a rotelle della madre, pensa che anche lui abbia una disabilità motoria), finisce per sentirsi costretto a portare avanti la finzione, nel timore di non essere più accettato da Florence, se dovesse mostrarsi per quello che è.

"Tutti in piedi"

Una scena di “Tutti in piedi”

Proprio questo rappresenta, per molti versi, un elemento “nuovo” nel racconto delle dinamiche  “standard” tra persone con disabilità e normodotate: non è Florence a sentirsi inadeguata a causa della propria condizione, ma Jocelyn, che teme di non piacerle più se dovesse scoprire la verità sul suo conto.

Il regista di “Tutti in piedi”, Franc Dubosc, che interpreta anche il ruolo di Jocelyn, ha dichiarato che l’idea di realizzare un film che parlasse di disabilità gli è venuta dall’esperienza della madre, che, anziana, si ritrovò a non poter più camminare con le proprie gambe e a dover fare i conti con le tante barriere architettoniche (e non solo), alle quali, fino a quel momento, né lei né i familiari avevano fatto caso più di tanto. Da quell’esperienza è nata, per il regista, una consapevolezza nuova e una crescente curiosità verso la vita quotidiana delle persone con disabilità, inclusi gli aspetti relazionali. Durante la realizzazione del film, si è reso conto che, col tempo, i timori iniziali di urtare la sensibilità delle persone con disabilità si dissipavano, man mano che continuava a girare. Così, è giunto alla conclusione che, in definitiva, non servono particolari cautele per interagire (anche con finalità sentimentali) con una persona con disabilità: basta ricordarsi di avere davanti una persona, anziché una patologia o una condizione.

“Cinema senza barriere”: i film accessibili a tutti

Dopo la pausa estiva, riparte “Cinema senza barriere“, la rassegna cinematografica accessibile a tutti organizzata da A.I.A.C.E. (Associazione Italiana Amici del Cinema d’Essai) che, nell’ambito della propria attività di promozione del cinema in tutte le sue forme, è impegnata da anni a far sì che la “settima arte” sia fruibile da tutti, compresi quanti hanno una disabilità anche di tipo sensoriale.

La rassegna è giunta all’undicesima edizione. Partita nel 2005 dallo “Spazio Oberdan” di Milano, oggi si estende anche a Roma (al “Cinema dei Piccoli”), Bari (“Multicinema Galleria”), Brescia (“Cinema Nuovo Eden”) e Venezia (Centro Candiani).

Cinema senza barriere

Una volta al mese, grazie alla collaborazione di ENS (Ente Nazionale Sordi) e UIC (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), anche gli spettatori sordi e ciechi o ipovedenti potranno godersi i film più acclamati: i primi possono leggere i sottotitoli integrati, mentre i secondi ricevono all’ingresso delle cuffie ad infrarossi, con le quali possono ascoltare il commento audio, che aggiunge ai dialoghi del film indicazioni sullo stato d’animo dei personaggi, il contesto, i paesaggi, le modalità di ripresa.

L’obiettivo di “Cinema senza barriere” non è solo quello di consentire a ciechi e sordi di vedere un film: si punta, tramite un classico luogo d’aggregazione, qual è il cinema, a favorire la piena inclusione anche delle persone con disabilità sensoriale nella società.

cinema popcornPerché queste persone dovrebbero limitarsi a vedere i film in DVD a casa propria, privandosi del piacere di una serata al cinema con amici o familiari e -perché no?- di scambiare un’opinione sui film del momento coi colleghi di lavoro durante una pausa caffè? Basta poco per aiutarle a superare il loro handicap, al cinema: allora, perché non farlo?

Il programma delle sale aderenti a “Cinema senza barriere” è disponibile e costantemente aggiornato sul sito dell’iniziativa. Speriamo che il loro numero cresca sempre di più, così come l’attenzione ai bisogni (culturali e non) di tutti.

Intanto, buona visione!