Disabilità e carriera: binomio impossibile?

Data la mia condizione di donna e lavoratrice con una disabilità fisica evidente, mi capita spesso di trovarmi di fronte a “muri” più o meno evidenti, quando si tratta di avere accesso non semplicemente ad un lavoro (cosa, di per sé, importantissima, come abbiamo più volte sottolineato anche qui, per la dignità e l’autonomia delle persone con disabilità), ma anche alla possibilità di fare carriera, come chiunque altro, in virtù delle esperienze maturate e delle competenze acquisite. Ma, il più delle volte, mi è toccato constatare (non senza una punta di amarezza) che, quando si parla di disabilità e carriera, c’è ancora moltissima strada da fare, soprattutto a livello culturale.

Gradualmente, anche sotto la “spinta” di sanzioni pecuniarie,  le aziende stanno iniziando ad accettare l’idea di avere tra i propri dipendenti anche persone con disabilità. Ma siamo onesti: guardando le opportunità di lavoro pubblicate sui vari portali specializzati, quante di quelle rivolte alle “categorie protette” si riferiscono a mansioni altamente qualificate e specializzate? Eppure, le persone con disabilità con alti livelli di scolarizzazione, esperienza professionale di rilievo e competenze avanzate non mancano. Perché, dunque, in Italia e non solo, è così difficile superare il pregiudizio secondo il quale, tutt’al più, la “categoria protetta” (soprattutto se ha una disabilità fisica evidente) può svolgere mansioni di basso livello, che, preferibilmente, non implichino il contatto con clienti di rilievo? Perché disabilità e carriera sembrano essere ancora incompatibili?

Sono molti i lavoratori con disabilità che, pur avendo un’occupazione, si trovano quotidianamente sottoposti a forme di discriminazione più o meno sottili, quando non a veri e propri ricatti. Molti, in questi mesi, hanno scritto in privato a Move@bility per raccontare le proprie difficoltà anche in tal senso (senza contare quanti sono ormai scoraggiati, dopo anni d’inutile ricerca di un posto di lavoro qualificato e commisurato alle loro competenze ed esperienze). E anche a me è capitato direttamente, durante il mio percorso professionale, di vedermi negare opportunità di carriera perché ritenute (a priori) “incompatibili con la mia disabilità”. Una persona con disabilità non può essere un leader credibile? 

Fa riflettere il fatto che, troppo spesso, anche le associazioni che, in teoria, difendono i diritti delle persone con disabilità, quando si fanno loro presenti episodi di discriminazione di questo tipo, rispondono, anche un po’ seccate, di “non fare troppe storie” e “pensare a chi un lavoro neanche ce l’ha”. È vero: la stragrande maggioranza delle persone con disabilità, ad oggi, è del tutto esclusa dal mondo del lavoro. Ma questa è forse una buona ragione per avvalorare, indirettamente, il fatto che disabilità e carriera siano, di fatto, considerate incompatibili?

Solo quando inizieremo, noi per primi, a superare questa visione assistenzialista e a pretendere, per tutti, l’effettiva parità di diritti (e doveri) e di possibilità di accesso ad opportunità di lavoro (e carriera) commisurate all’esperienza, alle competenze e, naturalmente, compatibili anche con la condizione di ciascun individuo potremo davvero parlare di progresso ed inclusione.

 

Discriminazione verso i disabili: uno strumento per difendersi

Chiunque conviva, direttamente o indirettamente, con una qualsiasi forma di disabilità sa bene con quale frequenza capiti di doversi scontrare con forme di discriminazione più o meno palesi. Non solo per quanto riguarda le onnipresenti barriere architettoniche (che complicano non poco gli spostamenti e, in generale, la quotidianità delle persone con disabilità), ma anche (e soprattutto) a causa di pregiudizi duri a morire, i cui effetti si fanno sentire a scuola, nel lavoro e, in generale, in tutte le occasioni di confronto con gli altri.

Troppo spesso, la persona oggetto di discriminazione -un po’ perché inconsapevole, un po’ perché convinta di non avere a disposizione strumenti per difendersi- accetta con rassegnazione quanto le accade, richiudendosi in se stessa un po’ come accade negli episodi di bullismo. Eppure, gli strumenti per difendersi (anche legali) esistono.

discriminazione handicap

Ne è un esempio il Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi di Milano, inaugurato a luglio 2015 da LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) ed intitolato alla memoria di un grande giornalista e scrittore, lui stesso affetto da una grave disabilità, che si è sempre speso in prima persona per il riconoscimento e la tutela dei diritti delle persone con disabilità ed era stato tra i promotori di questo stesso progetto.

L’obiettivo del centro è assistere le persone disabili oggetto di discriminazione offrendo a loro, ai loro familiari o alle organizzazioni che li rappresentano ascolto, informazioni, consulenza e, se necessario, tutela legale. In tal modo, si mira anche a far crescere la consapevolezza delle persone con disabilità, e della collettività tutta, rispetto alle situazioni di discriminazione, sia quelle già sanzionate dalle leggi vigenti che quelle che sarebbe auspicabile che lo fossero.

Nel primo anno d’attività, il centro ha raccolto circa 1300 segnalazioni di episodi di discriminazione, 236 delle quali relative a casi di discriminazione fondata sulla disabilità della persona (come previsto dalla legge 67/2006).

COME USUFRUIRE DEL SERVIZIO anti-discriminazione

Se si è oggetto di discriminazione a causa della propria disabilità o familiari di una persona disabile discriminata o, ancora, se si assiste ad un caso di discriminazione nei confronti di una persona con disabilità, è possibile segnalare l’accaduto al centro telefonando al numero 026570425 (che risponde dal lunedì al giovedì, dalle 9:30 alle 13:00) o inviando una e-mail a antidiscriminazione@ledha.it. Per chiedere semplicemente informazioni sul servizio, invece, si può scrivere a info@ledha.it).

“promuovere, proteggere e garantire il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità e promuovere il rispetto della loro intrinseca dignità” (Articolo 1, Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità)

Siete a conoscenza di iniziative simili anche in altre città o regioni? Segnalatemele e sarò felice di parlarne!