Lavoro e disabilità: e se cambiassimo prospettiva?

Primo Maggio: anche quest’anno, in concomitanza con la Festa del Lavoro, parlando di lavoro e disabilità, l’accento è stato posto sulla situazione occupazionale ancora decisamente insoddisfacente, con una larghissima percentuale di persone con disabilità in età produttiva, e non inabili, che non riescono ad inserirsi in un contesto professionale qualificato. Il punto di vista dal quale viene affrontata la questione è sempre lo stesso: la legge sul collocamento mirato esiste, ma non viene applicata adeguatamente; sono previste sanzioni per le aziende che non includono una percentuale di lavoratori con disabilità nel proprio organico, ma questo deterrente si dimostra debole perché- ancora di più in questo periodo contrassegnato dall’emergenza legata alla pandemia- i controlli sono sostanzialmente assenti.

Lavoro e disabilità

Tutto vero, tutto corretto. Ma non vi sembra che, in questo quadro, manchino i protagonisti principali? Ci sono le istituzioni, ci sono le aziende… ma i diretti interessati, vale a dire i lavoratori con disabilità? Se ci sono, è solo per raccontare storie di insuccesso: “Aspetto da anni che mi chiamino, ma non lo fa nessuno“. E se fosse (anche) questo il problema?  Proviamo a guardare il tema lavoro e disabilità da un punto di vista diverso, nel quale i lavoratori e le lavoratrici con disabilità non siano più figuranti passivi, in attesa che qualcuno (le istituzioni, le aziende, un privato) tenda loro la mano ed elargisca un lavoro,  ma protagonisti attivi, che non aspettano, ma si attivano per ottenerlo, quel lavoro! No, mandare cv a pioggia, chiedendo un lavoro “per favore, per pietà, perché ne ho bisogno” o condividere post di denuncia non serve. Anzi, il più delle volte, può rivelarsi addirittura controproducente (e ciò vale anche per chi una disabilità non ce l’ha, sia chiaro).

lavoro e disabilità: LE ORIGINI DEL PROBLEMA (E una possibile soluzione)

Perché le aziende sono spesso restie ad assumere persone con disabilità, anche se qualificate? Perché, anche quando lo fanno, le adibiscono, il più delle volte, a mansioni junior, non sempre in linea con le competenze e le esperienze delle persone in questione e, per carità, senza contatti diretti con il pubblico?  Anch’io, convivendo con una disabilità evidente praticamente da sempre ed essendo donna, nel mio percorso lavorativo,  mi sono trovata in molte occasioni a fare i conti con pregiudizi, porte spalancate finché l’azienda o il recruiter in questione vedevano il mio curriculum che si chiudevano appena m’incontravano al colloquio. Mi è anche capitato di essere contattata per un ruolo di responsabilità, che, al colloquio in presenza, improvvisamente si trasformava in una mansione meno qualificata. Perché?

Team di lavoro

Se questa fosse stata l’unica costante, probabilmente anch’io sarei giunta alla conclusione che la mia disabilità non mi avrebbe consentito di avere un lavoro qualificato, in linea con le mie competenze e con le mie aspirazioni. Però, così non è stato. Sono riuscita ad incontrare più volte referenti aziendali che hanno visto in me la professionista, prima che la disabilità (e gli eventuali problemi ad essa correlati). Fortuna? Certo. Ma sono dell’idea che, nella vita, la fortuna bisogni anche costruirsela. Il che è ancor più vero quando, per usare una metafora sportiva, si gioca con addosso una zavorra non di poco conto, quale è la disabilità. Come mi hanno recentemente ricordato i miei attuali diretti superiori, ai loro occhi la differenza l’ho fatta io, perché le mie competenze, le mie esperienze, la qualità del mio lavoro non hanno mai dato loro motivo di soffermarsi sulla mia disabilità, vedendola come un problema (o come il motivo per assumermi).

 

Con questo, non voglio presentarmi come un modello da imitare. Sono ben consapevole che le esperienze di vita di ciascuno sono diverse e, spesso, condizionano le scelte che facciamo. Vorrei, però, che la mia storia portasse qualcuno a convincersi che, magari, cambiando atteggiamento e proponendosi ponendo l’accento non sul problema (la disabilità), ma sulla soluzione (ciò che io lavoratore posso fare per l’azienda per la quale mi sto candidando, in quel ruolo specifico e in generale),  le cose potrebbero anche andare diversamente.

Non credo che le aziende siano “cattive” e portate a discriminare chi ha una disabilità. Il più delle volte, lo fanno perché condizionate da una narrazione della disabilità incentrata sull’impossibilità, sulle limitazioni, sulla sofferenza, sull’assistenzialismo. Sono fermamente convinta che sia proprio questo il punto da cui partire: senza cadere nell’errore opposto (l’esaltazione dell'”eroismo” delle persone con disabilità), cerchiamo di ripartire da un’assunzione diretta di responsabilità, per essere padroni e padrone del nostro destino: facciamoci vedere, facciamoci sentire, pretendiamo che ci si parli e ci si tratti da professionisti (e comportiamoci sempre come tali, ovviamente), non come “bisognosi” da aiutare. Le porte in faccia non mancheranno, così come le delusioni, le amarezze, i commenti di qualche collega. Ma, come si suol dire, le rivoluzioni si fanno un passo alla volta. Iniziamo?

Inclusion Job Day: il lavoro corre sul web

Categorie protette in cerca di lavoro? Probabilmente, siete fra coloro che pensano che questo non sia il momento più indicato per trovarlo. Invece no, perché i career day non si fermano: semplicemente, si spostano sul web. Oggi ve ne segnalo uno particolarmente interessante. Il 3 luglio si svolgerà la prima edizione dell’Inclusion Job Day, un momento virtuale di promozione dell’inclusione lavorativa che consentirà l’incontro (via web) tra professionisti appartenenti alle categorie protette in cerca di lavoro e aziende di Milano e dintorni interessate ad assumerli. Organizzato da INTERACTION FARM® in partnership con Cesop Communication, l’evento si svolgerà online nel rispetto delle norme anti-Covid.

Inclusion Job Day

I partecipanti all’Inclusion Job Day avranno la possibilità di incontrare aziende e recruiter,  consegnare loro il CV, partecipare ad incontri di orientamento professionale, sostenere colloqui di lavoro e assistere alla tavola che aprirà la giornata a partire dalle 9:30, durante la quale, con la moderazione di Valentina Dolciotti di Divercity Magazine, rappresentanti delle università, manager delle aziende coinvolte, Comune di Milano ed esponenti di organizzazioni no profit parleranno dello stato dell’arte, condividendo buone pratiche aziendali ed esempi di inclusione lavorativa.

come partecipare all’inclusion job day?

Per poter partecipare all’Inclusion Job Day, è sufficiente registrarsi gratuitamente sul sito della manifestazione, compilando il proprio profilo e caricando il proprio curriculum aggiornato. Registrandosi, inoltre, sarà possibile candidarsi alle offerte di lavoro che le aziende partecipanti (tra le quali: Accenture, Trenitalia, A2A, Fineco, etc.) stanno già inserendo sul sito.

Interessante, vero? E anche comodo, considerato che si può partecipare senza muoversi da casa! Tutto quello che vi serve è un computer con webcam (magari, anche un microfono), una connessione internet e un curriculum. In bocca al lupo e… non dimenticate di curare l’abbigliamento: anche se si svolge online e non di persona, si tratta pur sempre di un contesto professionale!

 

Specialisterne: la diversità come risorsa

Stella Arcà - Specialisterne

Stella Arcà, Business & Marketing Manager di Specialisterne Italia

A settembre, sono stata invitata alla presentazione del nuovo numero del magazine “Divercity”, che ospitava, tra i vari articoli, l’intervista che avevo rilasciato ad Elena Belloni sul tema disabilità e lavoro. In quell’occasione, ho potuto conoscere varie aziende ed associazioni impegnate sul fronte dell’inclusione a tutti i livelli e in tutti i campi. Tra le tante, quella che mi ha colpita di più è stata Specialisterne, azienda che si occupa di formare e aiutare persone con disturbi dello spettro autistico o sindrome di Asperger a trovare lavoro ed inserirsi efficacemente in azienda. Così, finita la presentazione, mi sono subito messa in contatto con Stella Arcà, Business & Marketing Manager della sede italiana, chiedendole di raccontare a Move@bility qualcosa di più sull’azienda per la quale lavora. Ed ecco la nostra chiacchierata.

Com’è nata l’idea di dare vita a Specialisterne?

Grande tenacia, estrema precisione e ottima memoria sono abilità preziose per il settore IT, nonché naturalmente presenti nelle persone con disturbo dello spettro autistico. Thorkil Sonne, impiegato in un’azienda informatica in Danimarca, se ne rese conto per la prima volta nel 2004, quando, di ritorno da un viaggio in Europa con la famiglia, vide il figlio con sindrome di Asperger disegnare in autonomia la cartina stradale, completandola con 150 caselle e 500 caratteri alfanumerici senza avere l’originale sotto gli occhi. Profondamente colpito, Sonne decise di puntare tutto su questo incredibile potenziale inespresso: è così che chiese le dimissioni, mise un’ipoteca sulla casa e fondò Specialisterne, “Gli Specialisti” in danese, un’agenzia per il lavoro con l’obiettivo ambizioso di valorizzare le grandi capacità delle persone con autismo e dar loro un concreto futuro lavorativo.

Quali servizi offre l’azienda ai candidati con autismo?

Specialisterne offre un percorso formativo di quattro mesi full-time, completamente gratuito e personalizzato, al fine di creare un profilo specifico e in linea con le esigenze aziendali del settore amministrativo e dell’information technology. La formazione persegue due obiettivi: tecnico, con l’insegnamento di nozioni come software testing e strumenti specifici utili al lavoro, e socio-lavorativo, con colloqui individuali e di gruppo per aiutare la risorsa nelle difficoltà e abituarla ad un contesto lavorativo. L’obiettivo principale del corso è offrire alla risorsa una carriera professionale. Una volta che la risorsa viene inserita, la figura del tutor diventa un ponte con l’azienda e regola tutti gli adattamenti necessari per garantire qualità e rendimento di ottimo livello.

Come avviene il contatto con le aziende potenzialmente interessate ad assumerli?

Ci rivolgiamo principalmente alle Risorse Umane delle aziende per offrire i nostri talenti. A volte, ci contattano direttamente perché hanno letto di noi su qualche articolo o ci hanno conosciuto ad un evento, altre volte li contattiamo noi direttamente, offrendo l’opportunità di fare parte di questo progetto di diversità e inclusione.

Da quanto tempo Specialisterne opera in Italia e quante persone ha aiutato a trovare un lavoro, finora?

Siamo presenti in italia da 2 anni e, fino ad adesso, abbiamo aiutato 25 persone con autismo a iniziare una carriera professionale presso 8 clienti diversi. come Everis o Flex.

Un consulente Specialisterne al lavoro

Un consulente Specialisterne al lavoro

In quali settori operano le aziende alle quali proponete i lavoratori che si rivolgono a voi?

Collaboriamo con tutte le aziende che hanno bisogno di servizi informatici o amministrativi. Principalmente, quindi, si tratta di aziende operanti nel settore dell’information technology, ma abbiamo anche clienti del settore bancario, farmaceutico, assicurativo che hanno bisogno dei nostri talenti.

Una volta inserito il lavoratore in azienda, come si svolge l’attività di supporto?

L’inserimento del consulente in azienda è una prima tappa importante di un percorso che si articola strada facendo. Il coach ogni settimana incontra il consulente, il manager e il team, supporta i vari attori con l’importante obiettivo di accompagnare il consulente nella propria carriera lavorativa, contribuendo a creare nell’ambiente circostante una sempre maggiore consapevolezza, fornendo strumenti alle parti che permettano la realizzazione di un percorso che risulti funzionale per tutti.

Come possono contattarvi i candidati interessati o i loro familiari? 

Possono contattarci inviando una mail a contatto.it@specialisterne.com, in modo che in base alla persona, alla richiesta e alla situazione vengano ricontattati dalla persona di riferimento del nostro Team, che provvederà a fornire tutte le informazioni utili.

Quali sono i principali motivi di “resistenza” da parte delle aziende, quando proponete loro di assumere persone con autismo?

Il principale motivo di resistenza è la paura, poiché l’autismo è ancora poco conosciuto e ci sono molti stereotipi a riguardo. Cambiare la percezione dell’autismo fa parte della nostra missione ed è , per noi, una sfida molto importante, sulla quale lavoriamo ogni giorno.

In che modo siete riusciti a far superare loro queste resistenze?

Molte volte proponiamo alle aziende d’iniziare con piccoli inserimenti di una o due risorse e testare i loro talenti, in modo tale che si possano rendere conto da sole delle loro capacità. La maggior parte delle volte in cui abbiamo iniziato con un inserimento, l’azienda cliente ci ha richiesto sempre più risorse dopo un anno, dato il successo del progetto.

Un consulente Specialisterne al lavoro

Un consulente Specialisterne al lavoro

Puoi raccontarci un “caso di successo” a cui tenete in particolare?

Everis è l’azienda in Italia che ha assunto più persone con autismo attraverso Specialsterne. Ad oggi, la collaborazione con Everis ha aiutato 11 persone ad iniziare un percorso professionale. I manager affermano che l’inclusione di queste persone ha consentito all’azienda di cambiare la cultura aziendale. Le differenze sono azzerate, nel rispetto delle singole particolarità e nella valorizzazione della neurodiversità.

Guardando più in generale alla società, cosa si può fare, secondo voi, per riuscire a far cambiare la percezione- quasi sempre distorta- dei disturbi dello spettro autistico? 

Abbiamo bisogno che la società sia più informata sull’autismo: è per questo motivo che lavoriamo sulla consapevolezza delle aziende parlando con i loro dipendenti. Inoltre, le persone che collaborano con i nostri lavoratori possono vedere che le persone con autismo possono lavorare con un alto livello di qualità.

Quale consiglio daresti ad una persona con autismo che si rivolge a Specialisterne per trovare lavoro? 

Più che consigli cerchiamo di fornire costantemente feedback concreti e individuali su vari aspetti, dai comportamenti, ai punti di forza e critici, con focus sugli aspetti socio-lavorativi, perché spesso il feedback è ciò che manca a queste persone nelle precedenti esperienze formative e lavorative. E con la persona proviamo ad elaborare strategie ad hoc, che puntino alla crescita personale e professionale.

 

Grazie ancora a Stella Arcà per la disponibilità e in bocca al lupo a Specialisterne per questa missione davvero importante!

Campus Party: digitale, innovazione e diversità

Il 27 luglio scorso, ho avuto il piacere e l’onore di partecipare in veste di speaker alla Job Factory organizzata da HRC Digital Generation nell’ambito della terza edizione italiana di Campus Party, un evento globale incentrato su innovazione e creatività e rivolto, principalmente, a giovani, community, università, aziende e istituzioni che, per giorni, hanno la possibilità di confrontarsi e costruire insieme il futuro, utilizzando la tecnologia come strumento per cambiare il domani, in maniera consapevole e responsabile. Il tema dell’edizione 2019, che si è svolta a Milano dal 24 al 27 luglio, è stato “Diventa Div3rso” : qui sotto, una delle immagini utilizzate sui social per pubblicizzare l’evento.

Campus Party 2019 - Frida Kahlo

Quale migliore occasione, quindi, per presentare “ufficialmente” Move@bility, parlando in particolare di inclusione lavorativa e, quindi, sociale delle persone con disabilità? Qui sotto, potete vedere la registrazione video del mio intervento, col quale, tra l’altro, inauguro anche il canale YouTube di Move@bility.

È stato davvero emozionante ed arricchente poter incontrare a Campus Party un pubblico di giovani interessati, che hanno ascoltato con attenzione il mio intervento e condiviso il proprio punto di vista su un tema centrale, ma ancora spesso trascurato anche quando si parla di diversity. Spero di essere riuscita a trasmettere loro l’idea che, poi, è alla base anche di Move@bility: al di là delle rispettive diversità e specificità, siamo tutti persone e, come tali, abbiamo la stessa dignità, gli stessi diritti e, ovviamente, gli stessi doveri. E non solo in ambito lavorativo.

Curiosi di vedere per intero la presentazione che ho condiviso in occasione di Campus Party? Eccovi accontentati! 🙂

Spero di avere altre occasioni per confrontarmi su questi temi con un pubblico “misto”, non necessariamente costituito da persone direttamente interessate. Perché credo che una vera “cultura della disabilità” possa affermarsi solo coinvolgendo la società nel suo complesso, non limitandosi a guardare al proprio “orticello”. Voi che ne pensate?

“L’Autostima di prima mattina” per scoprire il proprio talento

Chiara Cavenago

Chiara Cavenago

Oggi ho il piacere di ospitare su Move@bility Chiara Cavenago, professionista che si occupa da anni di consulenza di carriera e orientamento professionale, nonché titolare del sito “Le Faremo Sapere”, una vera e propria bussola nel mondo del lavoro. Ho chiesto a Chiara di parlarci di un’iniziativa totalmente gratuita che credo possa tornare utile a chi sta cercando un lavoro o ne ha già uno, ma ha bisogno di trovare nuovi stimoli e motivazione: “L’Autostima di prima mattina“. Lascio la parola a Chiara, per tutti i dettagli! 

Prima ancora di mettersi a cercare un lavoro, sarebbe opportuno avere gli strumenti giusti per proporsi al mercato. Ma prima ancora di buttar giù un CV che sia efficace e una lettera che lo possa degnamente accompagnare, bisognerebbe capire cosa scriverci sopra. Per farlo, ci sono due attività da mettere in campo, entrambe fondamentali: un bilancio delle competenze e una bella pensata per definire un obiettivo professionale. È, infatti, inutile scrivere solo la descrizione nuda e cruda delle nostre esperienze in ordine anticronologico, se non sappiamo cosa vogliamo raccontare di noi a chi avrà in mano questo benedetto curriculum.

autostima

Ci vuole quindi un po’ di sforzo iniziale per poter estrarre dalla nostra storia quelle che sono le nostre competenze e le nostre conoscenze, e da lì in poi, analizzando anche quello che ci piace, quello di cui abbiamo bisogno, quello che ci aspettiamo da un lavoro, è possibile individuare un obiettivo. Ma l’asino casca nel momento in cui dai miei clienti sento la frase: “Eh, ma io non so fare niente”. E certo, finora hai solo scaldato la sedia e fissato un monitor, chiuso in uno sgabuzzino senza contatti con nessuno…

Ma certo che sai fare qualcosa!!! Tutti sanno fare qualcosa, e non è necessario essere in grado di salvare il mondo per trovare un lavoro adatto.  Certo, tutti notano gli Avengers quando hanno sconfitto i mostri volanti a New York e salvato il pianeta Terra, ma poi altri indispensabili ometti senza nome hanno lavorato per sistemare il disastro. Ci avevi mai riflettuto? Come vedi, il mondo ha bisogno di tutti, e ciascuno è in grado di fare cose che, ok, magari tutti sanno fare, ma che non tutti fanno. Quindi, senza giudizi di merito sull’eccezionalità o meno delle cose che sappiamo fare, il primo passo è renderci conto di quello che sappiamo fare.

Il secondo passo è capire che molte delle cose che diamo per scontate, non lo sono per tutti, e che, proprio perché sono così naturali per noi, diventano i nostri punti di forza. Renderci conto di questo può dare una mano alla nostra autostima, ed è per questo motivo che, all’ennesimo “Ma io non so fare niente!”, ho pensato di creare qualcosa che potesse dare una mano a risollevare l’autostima di chi al momento non si sente proprio così confidente rispetto alle proprie capacità.

"L'Autostima di prima mattina"

L’AUTOSTIMA DI PRIMA MATTINA: IL PERCORSO

Si chiama “L’Autostima di prima mattina”: prende il nome dal singolo di ICS/Morgan portato a X-Factor qualche anno fa e prevede una serie di 4 email, a cadenza settimanale a partire dal 21 giugno, in arrivo nella casella di posta all’ora del caffè. In ogni email propongo uno o due esercizi per ragionare su di sé, sui propri successi, sulle proprie caratteristiche e capire come utilizzare questa nuova autoconsapevolezza per preparare una presentazione efficace verso il nostro interlocutore. Interlocutore che può essere tanto il nostro futuro datore di lavoro, quanto un cliente: non mi rivolgo, infatti, solo a chi cerca lavoro come dipendente, ma anche come imprenditore/libero professionista. Su questo in particolare mi ha dato una mano Silvia Gazzotti – CambiaMentor, specialista di empowerment per chi ha (o vuole aprire) una sua attività.

Non ho tralasciato l’importanza del fare qualcosa in gruppo per sostenere entusiasmo e motivazione, quindi aspetto contributi via stories o via foto con l’hashtag #autostimacolcaffè, attorno al quale ritrovarci, conoscerci e sostenerci a vicenda.

come iscriversi

Per iscriversi al percorso “L’Autostima di prima mattina”, basta il nome e un indirizzo email, da inserire qui: https://www.subscribepage.com/y1m8j5. Se volete saperne di più, date un’occhiata al post sul mio blog!

 

 

 

“More Than Dis”: perché non mettersi in gioco?

Parliamo spesso, in questo spazio, di lavoro e di quanto, nonostante gli obblighi di legge, sia ancora difficile, per le persone con disabilità o gli appartenenti alle “categorie protette“, inserirsi nel tessuto socio-economico e realizzarsi anche sul piano professionale (con tutte le ricadute sociali, psicologiche ed economiche del caso). Allora, perché non provare a fare il grande salto e “mettersi in proprio“?  Da questo presupposto parte l’idea di “More Than Dis“, il concorso promosso dalla Fondazione Italiana Accenture, nata, come recita il sito web, per “trasferire tecnologie, competenze ed esperienze dal mondo profit al mondo non profit per facilitare lo sviluppo di piattaforme abilitanti concettuali e digitali nell’ambito della digital social innovation e dello sviluppo economico sostenibile”. Partner dell’iniziativa sono Jobmetoo, portale web dedicato espressamente alle opportunità di lavoro rivolte agli appartenenti alle “categorie protette”, e l’incubatore di startup specializzato in imprese ad alto valore sociale Make a Cube.  Contribuiscono, inoltre, Auticon, azienda di consulenza informatica che assume solo persone con disturbi dello spettro autistico, e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

More Than Dis

L’EVENTO DI LANCIO DI more than dis

Tutti i dettagli su come partecipare a More Than Dis e sul regolamento del concorso saranno comunicati durante l’evento di lancio che si terrà a Milano, nella Sala Community della Fondazione Accenture in via Maurizio Quadrio, in zona Garibaldi, martedì 4 giugno dalle 11:30 alle 13:00. L’evento, al quale ci si può registrare gratis attraverso questo link, sarà anche l’occasione per discutere e mettere a confronto vari punti di vista sul tema della valorizzazione della diversità e la promozione dell’auto-imprenditorialità delle persone con disabilità.

Interessante, vero? Perché non cogliere quest’opportunità e provare a mettersi in gioco in prima persona, anziché aspettare sempre che siano altri a sceglierci o darci un’opportunità? Certo, non è semplice. Ma, con il supporto di esperti che conoscono anche le peculiarità della condizione di disabilità, vale almeno la pena di provare!

A presto con maggiori dettagli su More Than Dis!

Inclusive Job Day 2019: la tappa di Milano

Le aziende si rendono sempre più conto dei vantaggi che derivano dall’adozione di politiche inclusive e attente alla diversity, in tutte le sue declinazioni. Ne è un esempio l’aumento di eventi e career day dedicati proprio a “categorie protette” e lavoratori cosiddetti “svantaggiati”. Per esempio, l’Inclusive Job Day 2019, che torna a Milano, presso l’Acquario Civico, lunedì 13 maggio, dalle 10 alle 14. L’evento, organizzato da Inclusive Mindset in collaborazione col Comune di Milano, offre a persone appartenenti, per l’appunto, alle “categorie protette” (a causa di disabilità e non solo)  e a quelle di origine straniera la possibilità di farsi conoscere da aziende prestigiose, che potranno incontrare direttamente durante la giornata, sostenendo anche colloqui di lavoro. Inoltre, sarà possibile partecipare a sessioni di orientamento e dialogare con i rappresentanti delle aziende partecipanti sulle opportunità di lavoro e le competenze necessarie per ricoprire quei ruoli.

Inclusive Job Day

La precedente edizione dell’Inclusive Job Day di Milano – Foto ©Inclusive Mindset

Molte le aziende prestigiose che hanno partecipato alle precedenti edizioni dell’Inclusive Job Day, incontrando prevalentemente laureati e diplomati con competenze che spaziano dal finance al marketing, dalla logistica all’informatica, etc.

come iscriversi all’inclusive job day 2019?

Come per le edizioni precedenti, per partecipare all’Inclusive Job Day 2019 bisogna registrarsi o, se già registrati, accedere all’APP Inclusive Mindset, compilare il form e caricare il proprio CV, quindi cliccare su “Eventi” e selezionare il tasto relativo all’Inclusive Job Day per iscriversi. Il tutto, naturalmente, gratis.

Nella stessa giornata, inoltre, alla conclusione dell’Inclusive Job Day, sarà possibile partecipare al workshop gratuito sul Personal Branding su Linkedin. Anche in questo caso, per iscriversi è necessario accedere all’app e seguire la procedura indicata sopra.

Vi piacerebbe partecipare, ma Milano non è molto comoda per voi? Buone notizie: in autunno, l’Inclusive Job Day 2019 farà tappa anche a Roma e Torino.

Che aspettate? Aggiornate il curriculum e non fatevi scappare quest’opportunità! In bocca al lupo! 🙂

 

Personal branding e ricerca di lavoro: un workshop a Milano

Avete quasi certamente sentito parlare di “personal branding” e di quanto sia importante, soprattutto nell’attuale “era dei social”, anche per chi sta cercando un lavoro. In un momento storico in cui la domanda di lavoro è superiore all’offerta, creare e curare il proprio “brand” personale, infatti, è essenziale per emergere rispetto alla massa: cosa mi distingue rispetto alle altre centinaia (o migliaia) di persone che hanno le mie stesse competenze ed esperienze?

personal brandingDesigned by Waewkidja / Freepik

Il “personal branding” è fondamentale anche per le persone con disabilità che vogliano posizionarsi sul mercato del lavoro, sia che cerchino il primo lavoro sia che vogliano riposizionarsi. Per aiutarle, Inclusive Mindset e LinkedIn (il popolare “business social network”, al quale, se non lo siete già, vi consiglio d’iscrivervi) hanno organizzato un workshop durante il quale, con l’aiuto dei massimi esperti in materia, i partecipanti apprenderanno i principi del personal branding e i trucchi per utilizzare i social media per cercare lavoro.

 

workshop sul personal branding: dove e quando?

L’appuntamento col workshop dedicato al personal branding è per venerdì 15 febbraio dalle 17:00, a Milano, presso la sede italiana di LinkedIn, in uno dei grattacieli di Porta Garibaldi.  Al workshop seguirà un aperitivo, durante il quale i partecipanti avranno modo di farsi conoscere e scambiarsi informazioni utili.

Gli uffici di LinkedIn a Milano

Gli uffici di LinkedIn a Milano

come partecipare al workshop?

Per organizzare al meglio il workshop, la partecipazione (gratuita) è a numero chiuso e riservata esclusivamente a chi si registrerà. Siete interessati? Andate sul sito di Inclusive Mindset e compilate il form di registrazione, specificando anche se avete bisogno di supporti (per esempio, un interprete LIS o un accompagnatore, nel caso in cui abbiate una mobilità ridotta). Che aspettate? Se cercate il vostro primo lavoro o, magari, ne avete già uno, ma vorreste trovarne uno nuovo, più adatto a voi, non perdete quest’opportunità!

Recruiting Day Verona 2018: un’opportunità concreta

Abbiamo già avuto modo di parlare in più occasioni del Diversity Day, l’evento che facilita l’incontro diretto e personale tra aziende e persone con disabilità di vario tipo in cerca di un’opportunità lavorativa. Dopo il successo di Roma e Milano, quest’anno il Diversity Day aggiunge una nuova meta al proprio “tour”: Verona. Sarà proprio la città di Giulietta ad ospitare, il 7 novembre, il Recruiting Day, una giornata di incontri e colloqui programmati tra aziende prestigiose e persone con disabilità desiderose di farsi conoscere al di là del solito curriculum.

Recruiting Day

Il Diversity Day di Milano

recruiting day: dove e quando?

Il Recruiting Day si svolgerà dalle 9:30 alle 15:30 nella splendida cornice del Palazzo della Gran Guardia, in Piazza Bra, nel cuore della città. Oltre a sostenere colloqui individuali con le aziende aderenti all’iniziativa (tra le quali, solo per citarne qualcuna: Accenture, ENI, Tigotà, Decathlon, GSK, Marriott, LIDL, Umana, Unicredit), i partecipanti all’evento potranno anche avvalersi della consulenza di esperti del settore per rivedere il proprio curriculum e prepararsi al meglio all’incontro con il potenziale datore di lavoro. Inoltre, come già avvenuto nelle altre tappe dell’evento, anche a Verona le persone sorde che ne faranno richiesta avranno a disposizione due interpreti LIS . Come richiedere questo supporto? Semplicemente, inviando una mail a info@diversityday.it.

logo Diversity Day

 

come iscriversi al recruiting day?

Per iscriversi al Recruiting Day di Verona, dal sito della manifestazione, si può raggiungere la piattaforma online che consente di completare il processo di registrazione in pochi passaggi, con la possibilità, per chi vuole, di accedere anche utilizzando il proprio profilo Facebook o LinkedIn, così da compilare in automatico alcuni dei campi richiesti. Il mio consiglio? Se avete un profilo LinkedIn (se non l’avete e cercate lavoro, vi consiglio di crearne subito uno!) curato e aggiornato, usate quello:  il “social recruiting” è sempre più utilizzato dalle aziende!

Aggiornate cv e profilo LinkedIn, iscrivetevi e… Buona fortuna!

Disabilità e carriera: binomio impossibile?

Data la mia condizione di donna e lavoratrice con una disabilità fisica evidente, mi capita spesso di trovarmi di fronte a “muri” più o meno evidenti, quando si tratta di avere accesso non semplicemente ad un lavoro (cosa, di per sé, importantissima, come abbiamo più volte sottolineato anche qui, per la dignità e l’autonomia delle persone con disabilità), ma anche alla possibilità di fare carriera, come chiunque altro, in virtù delle esperienze maturate e delle competenze acquisite. Ma, il più delle volte, mi è toccato constatare (non senza una punta di amarezza) che, quando si parla di disabilità e carriera, c’è ancora moltissima strada da fare, soprattutto a livello culturale.

Gradualmente, anche sotto la “spinta” di sanzioni pecuniarie,  le aziende stanno iniziando ad accettare l’idea di avere tra i propri dipendenti anche persone con disabilità. Ma siamo onesti: guardando le opportunità di lavoro pubblicate sui vari portali specializzati, quante di quelle rivolte alle “categorie protette” si riferiscono a mansioni altamente qualificate e specializzate? Eppure, le persone con disabilità con alti livelli di scolarizzazione, esperienza professionale di rilievo e competenze avanzate non mancano. Perché, dunque, in Italia e non solo, è così difficile superare il pregiudizio secondo il quale, tutt’al più, la “categoria protetta” (soprattutto se ha una disabilità fisica evidente) può svolgere mansioni di basso livello, che, preferibilmente, non implichino il contatto con clienti di rilievo? Perché disabilità e carriera sembrano essere ancora incompatibili?

Sono molti i lavoratori con disabilità che, pur avendo un’occupazione, si trovano quotidianamente sottoposti a forme di discriminazione più o meno sottili, quando non a veri e propri ricatti. Molti, in questi mesi, hanno scritto in privato a Move@bility per raccontare le proprie difficoltà anche in tal senso (senza contare quanti sono ormai scoraggiati, dopo anni d’inutile ricerca di un posto di lavoro qualificato e commisurato alle loro competenze ed esperienze). E anche a me è capitato direttamente, durante il mio percorso professionale, di vedermi negare opportunità di carriera perché ritenute (a priori) “incompatibili con la mia disabilità”. Una persona con disabilità non può essere un leader credibile? 

Fa riflettere il fatto che, troppo spesso, anche le associazioni che, in teoria, difendono i diritti delle persone con disabilità, quando si fanno loro presenti episodi di discriminazione di questo tipo, rispondono, anche un po’ seccate, di “non fare troppe storie” e “pensare a chi un lavoro neanche ce l’ha”. È vero: la stragrande maggioranza delle persone con disabilità, ad oggi, è del tutto esclusa dal mondo del lavoro. Ma questa è forse una buona ragione per avvalorare, indirettamente, il fatto che disabilità e carriera siano, di fatto, considerate incompatibili?

Solo quando inizieremo, noi per primi, a superare questa visione assistenzialista e a pretendere, per tutti, l’effettiva parità di diritti (e doveri) e di possibilità di accesso ad opportunità di lavoro (e carriera) commisurate all’esperienza, alle competenze e, naturalmente, compatibili anche con la condizione di ciascun individuo potremo davvero parlare di progresso ed inclusione.