Milanopertutti, per scoprire la Milano accessibile

Presentato qualche giorno fa, è online da oggi Milanopertutti, il nuovo portale frutto di un progetto promosso dal Comune di Milano, in collaborazione con varie associazioni lombarde dedicate alle esigenze delle persone con disabilità, con l’obiettivo di fornire ai turisti con disabilità o bisogni specifici tutte le informazioni utili per vivere al meglio il proprio soggiorno in città.

Milanopertutti - Duomo

Sul sito, molto facile da navigare anche perché progettato seguendo tutti gli standard di accessibilità, è possibile trovare informazioni sull’accessibilità di musei, monumenti e chiese d’interesse storico ed artistico, ristoranti, cinema, teatri e quant’altro possa catturare l’interesse del turista in visita nella città meneghina. Non mancano dati e link relativi all’accessibilità dei trasporti pubblici urbani, delle principali stazioni ferroviarie e degli aeroporti cittadini, nonché suggerimenti relativi ad itinerari ed eventi accessibili, per soddisfare le esigenze di ogni tipologia di turista.

Grande attenzione alle esigenze delle persone sorde, con un video di presentazione del progetto in LIS e una sezione dedicata espressamente a loro, con contatti e app utili per godersi la città senza troppi patemi.

Milano - Castello Sforzesco

Milanopertutti rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno della città per diventare davvero “per tutti”, che le è valso anche il “City Access Award 2016“, riconosciuto dall’Unione Europea alle città che si distinguono per l’impegno a migliorare l’accessibilità.

Tutto bene, quindi? Non proprio. C’è ancora parecchia strada da fare, affinché la città diventi effettivamente “per tutti”, sia per i turisti che per chi ci vive o viene quotidianamente per lavoro o studio e si trova a dover fare i conti con troppe barriere architettoniche e culturali, dure da scardinare: servizi non ancora capillari (è il caso, per esempio, degli ascensori nelle stazioni della metropolitana o delle rampe e delle pedane abbassabili sui mezzi di superficie) e che, spesso, dove ci sono,  hanno una manutenzione carente (in termini sia di funzionalità che, più banalmente, di pulizia e decoro), uffici, negozi e luoghi di ritrovo e svago che faticano a rendersi davvero accessibili a tutti, etc.

Milano - tram

Si pensa spesso che, affinché una città (Milano, ma non solo) sia effettivamente “accessibile” basti collocare scivoli o ascensori qua e là (cose importantissime, per carità). Bisognerebbe, però, imparare a guardare gli spazi con gli occhi degli utenti, tenendo presente anche che non tutte le persone con disabilità si spostano su sedia a rotelle e, quindi, per fare un esempio, lo scivolo che, per chi utilizza la sedia a rotelle, è essenziale (se fatto bene, naturalmente), per chi cammina con le proprie gambe ma deve aiutarsi con delle stampelle, può rappresentare un ostacolo ancor più insormontabile di un semplice gradino.

L’avventura di Milanopertutti è appena iniziata, quindi, per il momento, mi limito a salutare con gioia questo nuovo strumento. Ma non posso non augurarmi che, con l’andare del tempo (magari, non secoli), possa crescere e rispondere, man mano, alle esigenze di mobilità autonoma di tutte le persone con disabilità, e non solo. Perché non va dimenticato: una città (e, allargando la prospettiva con un po’ di ambizione, un mondo) a misura di tutti non serve solo ad una porzione ristretta della società (disabili, anziani, bambini), ma rappresenta un vantaggio per la collettività nel suo complesso.

Mai più “figli di un Dio minore” (grazie alla LIS)!

Ricordate il bellissimo film del 1986 con William Hurt e Marlee Matlin, che racconta la storia d’amore tra un insegnante che lavora in un istituto per sordi e una ragazza, per l’appunto sorda, dello stesso istituto?

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=YrYPrnyTONU]

Bella storia, certamente, ma, a 30 anni di distanza, molte cose sono cambiate. Le persone sorde non vivono più “nell’ombra”, ma chiedono -giustamente- di far attivamente parte della società civile.

Perché ciò avvenga realmente, però, è essenziale dare attuazione pratica a principi fissati, ad oggi, solo sulla carta o poco più. Per esempio, l’obbligatorietà della presenza, almeno negli uffici ed enti pubblici, di una figura fondamentale per consentire alle persone sorde (e non “sordomute”, che si è erroneamente detto per troppi anni, visto che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’handicap riguarda solo l’udito e la difficoltà di articolazione manifestata da alcuni soggetti, sordi dalla nascita o dalla primissima infanzia, ne è solo la naturale  conseguenza): l’interprete LIS (Lingua dei Segni Italiana).

Associazioni come l’ENS (Ente Nazionale Sordi) e l’ANIOS (Associazione Interpreti di Lingua dei Segni Italiana) si battono da tempo per il riconoscimento dell’imprescindibile presenza di questa figura professionale presso ospedali, uffici pubblici e studi privati, scuole ed università, ma anche in luoghi di aggregazione come cinema, teatri ed impianti sportivi, per consentire alle persone sorde di comunicare con chi non conosce la loro “lingua naturale” e di comprendere a pieno ciò che succede intorno a loro.

30142539 - smiling deaf woman learning sign language

Esistono anche vari casi d’inserimento della LIS nei programmi d’insegnamento di alcune scuole o classi, magari per favorire l’integrazione di studenti sordi. Che bello sarebbe se questa, che è una vera e propria lingua con alfabeto e regole grammaticali precise e codificate, venisse insegnata ovunque, con dignità pari all’italiano, all’inglese e a tutte le altre lingue straniere che, giustamente, studiamo!