“Cinema senza barriere”: i film accessibili a tutti

Dopo la pausa estiva, riparte “Cinema senza barriere“, la rassegna cinematografica accessibile a tutti organizzata da A.I.A.C.E. (Associazione Italiana Amici del Cinema d’Essai) che, nell’ambito della propria attività di promozione del cinema in tutte le sue forme, è impegnata da anni a far sì che la “settima arte” sia fruibile da tutti, compresi quanti hanno una disabilità anche di tipo sensoriale.

La rassegna è giunta all’undicesima edizione. Partita nel 2005 dallo “Spazio Oberdan” di Milano, oggi si estende anche a Roma (al “Cinema dei Piccoli”), Bari (“Multicinema Galleria”), Brescia (“Cinema Nuovo Eden”) e Venezia (Centro Candiani).

Cinema senza barriere

Una volta al mese, grazie alla collaborazione di ENS (Ente Nazionale Sordi) e UIC (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), anche gli spettatori sordi e ciechi o ipovedenti potranno godersi i film più acclamati: i primi possono leggere i sottotitoli integrati, mentre i secondi ricevono all’ingresso delle cuffie ad infrarossi, con le quali possono ascoltare il commento audio, che aggiunge ai dialoghi del film indicazioni sullo stato d’animo dei personaggi, il contesto, i paesaggi, le modalità di ripresa.

L’obiettivo di “Cinema senza barriere” non è solo quello di consentire a ciechi e sordi di vedere un film: si punta, tramite un classico luogo d’aggregazione, qual è il cinema, a favorire la piena inclusione anche delle persone con disabilità sensoriale nella società.

cinema popcornPerché queste persone dovrebbero limitarsi a vedere i film in DVD a casa propria, privandosi del piacere di una serata al cinema con amici o familiari e -perché no?- di scambiare un’opinione sui film del momento coi colleghi di lavoro durante una pausa caffè? Basta poco per aiutarle a superare il loro handicap, al cinema: allora, perché non farlo?

Il programma delle sale aderenti a “Cinema senza barriere” è disponibile e costantemente aggiornato sul sito dell’iniziativa. Speriamo che il loro numero cresca sempre di più, così come l’attenzione ai bisogni (culturali e non) di tutti.

Intanto, buona visione!

Mai più “figli di un Dio minore” (grazie alla LIS)!

Ricordate il bellissimo film del 1986 con William Hurt e Marlee Matlin, che racconta la storia d’amore tra un insegnante che lavora in un istituto per sordi e una ragazza, per l’appunto sorda, dello stesso istituto?

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=YrYPrnyTONU]

Bella storia, certamente, ma, a 30 anni di distanza, molte cose sono cambiate. Le persone sorde non vivono più “nell’ombra”, ma chiedono -giustamente- di far attivamente parte della società civile.

Perché ciò avvenga realmente, però, è essenziale dare attuazione pratica a principi fissati, ad oggi, solo sulla carta o poco più. Per esempio, l’obbligatorietà della presenza, almeno negli uffici ed enti pubblici, di una figura fondamentale per consentire alle persone sorde (e non “sordomute”, che si è erroneamente detto per troppi anni, visto che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’handicap riguarda solo l’udito e la difficoltà di articolazione manifestata da alcuni soggetti, sordi dalla nascita o dalla primissima infanzia, ne è solo la naturale  conseguenza): l’interprete LIS (Lingua dei Segni Italiana).

Associazioni come l’ENS (Ente Nazionale Sordi) e l’ANIOS (Associazione Interpreti di Lingua dei Segni Italiana) si battono da tempo per il riconoscimento dell’imprescindibile presenza di questa figura professionale presso ospedali, uffici pubblici e studi privati, scuole ed università, ma anche in luoghi di aggregazione come cinema, teatri ed impianti sportivi, per consentire alle persone sorde di comunicare con chi non conosce la loro “lingua naturale” e di comprendere a pieno ciò che succede intorno a loro.

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Esistono anche vari casi d’inserimento della LIS nei programmi d’insegnamento di alcune scuole o classi, magari per favorire l’integrazione di studenti sordi. Che bello sarebbe se questa, che è una vera e propria lingua con alfabeto e regole grammaticali precise e codificate, venisse insegnata ovunque, con dignità pari all’italiano, all’inglese e a tutte le altre lingue straniere che, giustamente, studiamo!